Di seguito la chiamata uscita dall’assemblea pubblica antimilitarista di domenica per un momento di contestazione alle celebrazioni del 4 novembre in Piazza Walther.
Venerdì 4 novembre dalle 15.00 in Piazza del Grano presidio con microfono aperto. L’invito è a portare con sé qualcosa per fare rumore.
“Le loro ‘vittorie’ i nostri morti
Negli ultimi decenni l’Esercito italiano è stato impiegato in numerosi teatri di guerra. Dalla Somalia all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia fino al Niger, i soldati e le infrastrutture militari nazionali sono stati utilizzati laddove gli interessi del complesso militare-industriale-energetico lo richiedevano.
Dopo decenni di guerre geograficamente ‘lontane’ che hanno devastato interi paesi e aree geografiche in cui l’unico effetto per noi visibile era costituito dall’arrivo di masse di profughi, dal 24 febbraio scorso la guerra è ritornata nel cuore d’Europa, dove gli interessi economici in campo ci stanno trascinando in un conflitto in cui l’opzione atomica appare possibile.
Mentre l’Ucraina viene distrutta da una guerra mondiale per procura, i governi europei hanno avviato una corsa al riarmo che porterà l’industria bellica – fra cui Iveco Defence Vehicles – ad aumentare in modo osceno i propri profitti.
Allo stesso tempo, mentre il Governo Draghi prima come quello della Meloni poi richiedono sacrifici ai lavoratori, multinazionali come ENI maturano incredibili dividendi per i propri azionisti.
Al di là della nauseante retorica con cui vengono descritte le forze armate ogni 4 novembre, la realtà dice altro. Oltre a invadere ed occupare altri paesi, l’Esercito italiano è responsabile inoltre della devastazione di enormi parti della Sardegna, ridotta a colonia militare per le esercitazioni della NATO.
Oggi come in passato, le forze armate sono uno strumento al servizio di una ristretta élite economica di privilegiati che vorrebbe, attraverso pesanti campagne massmediatiche, convincerci a sacrificarci, arruolarci e morire, per i loro interessi.
Questo vale storicamente in Italia ma a maggior ragione in Russia e Ucraina oggi, dove centinaia di migliaia di giovani vengono arruolati a forza e mandati al macello in nome degli interessi delle rispettive oligarchie.
Trasformiamo il 4 novembre nella festa del disertore: un giorno in cui la gerarchia militare, il militarismo e la cieca obbedienza vengono sostituite dalla memoria storica, dal pensiero critico, dal rifiuto della guerra e di tutto ciò che la permette.
Disertiamo le loro guerre
Fermiamo la guerra e l’escalation nucleare
No alla corsa al riarmo
Contro gli affari sporchi di sangue dell’industria bellica
Solidali con la popolazione civile ucraina e con i profughi di tutte le guerre
Antimilitariste e antimilitaristi”