Apprendiamo dai media locali che nel pomeriggio di oggi giovedì 13 giugno in largo Kolping a Bolzano due ignoti “incappucciati” hanno bloccato il traffico, e in particolare gli autobus diretti in stazione, con una catena e uno striscione in solidarietà con Anna e Silvia, le due compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere dell’Aquila in sciopero della fame dal 29 maggio per ottenere il trasferimento e la chiusura della sezione, e gli altri compagni che si sono uniti alla loro lotta nelle scorse settimane. Sempre secondo i media, diversi autobus sono rimasti bloccati. Qualcuno ha allertato le forze dell’ordine che sono giunte sul posto. A proposito della lotta di Anna e Silvia e degli altri compagni, riportiamo di seguito il testo di un volantino distribuito a Bolzano venerdì scorso, quando cartelli in solidarietà con le compagne e i compagni sono stati lasciati nei pressi del tribunale e del tribunale di sorveglianza, e attacchinato e letto al megafono durante il piccolo corteo contro razzismo di stato e repressione di sabato.
Solidarietà con Silvia e Anna, gli altri compagni in sciopero della fame e tutte le detenute e i detenuti
Silvia e Anna, due compagne anarchiche detenute nella sezione Alta Sicurezza 2 del carcere dell’Aquila, sono in sciopero della fame dal 29 maggio.
Hanno deciso di non accettare più le condizioni di quella sezione, in passato utilizzata, come il resto di quel carcere, per il regime di tortura istituzionalizzata chiamato 41 bis, dal quale mutua tuttora l’isolamento estremo e le continue vessazioni dell’amministrazione e del reparto speciale della polizia penitenziaria.
Vogliono essere trasferite, vogliono la chiusura della sezione, che non sia il luogo di reclusione né per loro, né per nessun altro.
Nei giorni scorsi a loro si sono uniti altri compagni detenuti in varie carceri.
A noi, qui fuori, il compito di sostenere questa sfida contro il sistema carcere, contro la differenziazione che mira ad annichilire la forza collettiva dei detenuti.
Mentre di carcere si continua a morire, mentre chi viene ritenuto più “pericoloso” dal potere viene sepolto vivo nelle sezioni dei regimi differenziati, per gli altri detenuti – sempre più numerosi – si mette a punto il sistema di ricatto continuo e di sfruttamento da parte delle aziende alla ricerca di manodopera a basso costo.
A Bolzano le condizioni di vita disumane all’interno del vecchio carcere vengono usate da istituzioni, politicanti, giornali e sindacati dei secondini per promuovere la costruzione del nuovo carcere – il primo in Italia costruito e gestito da un’impresa privata –, più capiente e più facile da controllare. Un carcere “modello” come quello di Spini (Trento): suicidi, tentati suicidi, pestaggi e angherie quotidiane.
Chiudere la sezione AS2 dell’Aquila, distruggere vecchie e nuove galere e la società che ne ha bisogno