Un continuo

Mentre in consiglio comunale va in scena il teatrino sul Daspo urbano da calibrare in modo che non dispiaccia né all’opposizione di destra né ai Verdi, in città e nella realtà che la circonda il copione è sempre lo stesso. Così l’Alto Adige di ieri:

È un continuo a cui probabilmente ci si dovrà abituare, anche se per le forze dell’ordine è tutt’altro che un’operazione semplice da gestire, niente routine, perché non si sa mai chi ti trovi davanti, in che condizioni, come reagiranno all’intimazione di sgombero. Insomma, si rischia. Stiamo parlando degli sgomberi di accampamenti abusivi sotto ai ponti (e non solo), nella nostra città. Se ne sono effettuati tre pure ieri mattina: sgomberati ponte Langer, ponte Giallo al Talvera e ponte Roma. Sotto quest’ultimo si sono rinvenuti anche tre profughi richiedenti asilo. E non è finita: nelle prossime settimane verrà effettuata la bonifica di tutte le rive dell’Isarco nel tratto cittadino. Ieri mattina l’azione è stata congiunta. Non solo i vigili urbani e gli operai della Seab per lo sgombero fisico delle masserizie e dei rifiuti [cioè degli effetti personali degli sgomberati], ma a dare una mano sono stati anche gli agenti della questura, per identificare eventuali senzatetto e per tenere sotto controllo la situazione nel caso in cui gli animi si fossero dovuti surriscaldare.

Dove per tutta l’estate gli animi si sono giustamente surriscaldati è nei lager della democrazia chiamati CPR. La stagione si era aperta con la notizia del suicidio nel CPR di Restinco (Brindisi) – nel quale in passato numerosi sono stati i tentati suicidi – di un giovane che inizialmente era stato “accolto” in Alto Adige. Così il Tgr:

Harry, nigeriano, era arrivato in Italia poco più che diciottenne nel 2017 dopo la traversata del deserto e l’incarcerazione in Libia. Era stato inviato nel grande centro di raccolta dell’ex caserma Schenoni di Bressanone. Molto presto è stato preso in carica dal servizio psichiatrico dell’ospedale, perché aveva disturbi evidenti e sembrava regredito all’infanzia. I medici avevano ordinato una terapia farmacologica rispedendolo al centro di raccolta. Qui nel novembre dello scorso anno, dopo un diverbio con un’operatrice, è stato denunciato per aggressione sessuale. Secondo la testimonianza della donna l’avrebbe presa per un braccio e le avrebbe toccato il seno. Il fatto diede l’occasione a Matteo Salvini per gridare allo stupro sui social. Harry alla fine è finito nel centro per il rimpatrio di Restinco in provincia di Brindisi. Benché avesse chiesto più volte di parlare con un medico non è stato ascoltato. Così, appena si è trovato solo nello stanzone, la notte fra l’1 e il 2 giugno si è impiccato.

Verso la fine di giugno i giornali avevano riportato la notizia di almeno due uomini “accompagnati” da personale della questura di Bolzano, in attesa della deportazione, al CPR di Roma, anziché a Torino come avveniva normalmente da Bolzano. La sezione maschile del CPR di Ponte Galeria (Roma) era stata riaperta da pochi giorni, dopo la chiusura provocata da una rivolta che l’aveva devastata nel 2015. Tra il 5 e il 6 luglio, una nuova rivolta divampa nella sezione appena ristrutturata, e diversi reclusi riescono a guadagnare la libertà. Nel frattempo, nel CPR di Pian del Lago (Caltanissetta) decine di reclusi iniziano uno sciopero della fame contro la detenzione e la deportazione di 18 persone verso la Tunisia. Salvini commenta: “peggio per loro, vorrà dire che risparmiamo un po’ di soldi prima di espellerli”. In quello di Bari-Palese, arresti per la rivolta di aprile e atti di autolesionismo. A Torino, al CPR di corso Brunelleschi, la notizia che un recluso è stato lasciato morire in isolamento dopo essere stato violentato dà il via a una serie di proteste, incendi e tentativi di fuga – alcuni dei quali riusciti – che proseguono tuttora, contro condizioni insostenibili e soprusi continui. Episodi simili si verificano nei centri di detenzione analoghi in altri paesi come Francia e Spagna.