Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Bolzano ha deciso di avviare, sulla scia di Genova, la sperimentazione da parte della polizia municipale del BolaWrap. Si tratta di un dispositivo prodotto e commercializzato da un’azienda americana, dotato di un puntatore laser di colore verde, che permette di sparare, alla velocità di circa 195 metri al secondo, un laccio in kevlar con ganci metallici alle estremità, che si attorciglia “attorno a parti del corpo che devono essere preferibilmente il tronco, le braccia o le gambe” di un soggetto, immobilizzandolo.
La decisione è arrivata dopo la bocciatura della proposta, avanzata dal centrodestra e appoggiata anche dal Team K (sorta di Movimento 5 Stelle locale), di dotare i vigili del taser, ritenuto troppo pericoloso dal sindaco. Riportiamo alcuni passaggi proprio della presa di posizione del Team K perché ci sembrano significativi:
C’è poi un ulteriore aspetto molto importante, che è la funzione di deterrente svolta dal taser. In fase di sperimentazione è emerso che un’alta percentuale di interventi si sono risolti senza dover ricorrere alla forza, solo grazie al timore del taser acceso, che genera un inquietante arco voltaico accompagnato da un rumore di sfrigolamento tipico dell’energia elettrica. Il taser dovrebbe essere la via di mezzo tra il semplice manganello e la ben più pericolosa pistola (un proiettile ha molte probabilità di ferire o uccidere, sia il soggetto in questione che magari un ignaro passante). Oggettivamente ci sono delle situazioni in cui il taser può essere la soluzione migliore, ossia quando le forze dell’ordine si ritrovano a dover operare a contatto con individui pericolosi, violenti, non collaborativi. L’incolumità delle forze dell’ordine è certamente prioritario [sic], ma sempre accompagnata al rispetto dei diritti civili ovviamente. La condivisibile repulsione per l’uso delle armi va bilanciata mettendosi nei panni di un membro delle forze dell’ordine, chiamato ad interventi magari delicati con persone fuori controllo. […] In definitiva dobbiamo decidere se dare priorità all’incolumità delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine, oppure temere in una città come Bolzano, salda nei suoi valori democratici, improbabili derive autoritarie in seno ai nostri vigili urbani.
Non nutriamo dubbi sul fatto che i consiglieri del Team K “nei panni di un membro delle forze dell’ordine” ci si trovino a loro agio, vista anche la loro attrazione per l’inquietante sfrigolamento del taser – e per il manganello, giudicato però troppo “semplice”. Così come non nutriamo dubbi sul fatto che la loro priorità – oltre all’incolumità degli sbirri – sia il consolidamento e l’estensione del loro monopolio dell’uso della forza.
Noi invece tendiamo a identificarci con gli “individui non collaborativi”, come ad esempio le circa 500 persone che ogni anno a Genova subiscono un TSO da parte della polizia locale, il cui comandante ha affermato che il lazo sarebbe stato sperimentato “soprattutto per gestire i trattamenti sanitari obbligatori”. O come chi, costretto a dormire per strada, da anni si vede periodicamente sgomberare dai luoghi in cui aveva trovato riparo da parte dei vigili bolzanini (si tratterà di “improbabili derive autoritarie”, per i consiglieri del Team K?), e ne avrebbe anche ben donde di andare in escandescenze.
Uno degli argomenti più risibili a favore del taser – e delle altre armi cosiddette non letali come il BolaWrap – è quello per cui si tratterebbe di “uno strumento che potrebbe rimpiazzare le pistole, ridurre violenza, feriti e morti tra coinvolti, agenti e passanti” (così il consigliere Brancaglion). A parte il fatto che “allacciare” le gambe di una persona che magari sta correndo, e magari alle spalle e quindi senza che se ne possa rendere conto, non ci sembra proprio un’operazione esente da rischi – e per tacere degli oltre mille morti di taser solo negli Usa -, è evidente che, a maggior ragione in una città come Bolzano nella quale le occasioni in cui si fa uso di armi da fuoco sono pressoché inesistenti, questi gingilli non eviteranno proprio nessuna sparatoria, ma saranno semplicemente un’arma in più nell’arsenale della persecuzione degli indesiderati.
Un’ultima considerazione: non sembra inverosimile che dispositivi come questi e altre “innovazioni” del genere possano essere usati in un prossimo futuro anche nella gestione dell’ordine pubblico, contro altri non collaborativi (d’altronde nel discorso pubblico da stato d’emergenza qualsiasi dissenso è sempre più considerato semplicemente irragionevole e in odore di psichiatria). Armi a distanza, incruente e “sicure” – per chi le usa -, ma a ben vedere con un potere di inibizione molto superiore a quello di un “semplice” manganello (che può certo spaccare una testa, ma dal quale con un casco e un bastone si può ancora pensare di difendersi…).