Tutti gli articoli di Bergteufel BZ

Da pari a pari. Contro l’autoritarismo identitario

Condividiamo, facendola nostra, questa importante presa di parola di alcuni compagni e compagne dell’assemblea “Sabotiamo la guerra”. Anche a prescindere dall’episodio che l’ha generata, di cui sappiamo poco e per via indiretta, ci sembra non più differibile la denuncia di quel «veleno autoritario e reazionario che dalle università statunitensi e altri laboratori del potere è penetrato piano piano nell’anarchismo, e che rischia seriamente di estinguerlo dall’interno (mentre la repressione continua a picchiare duro dall’esterno), rovesciandone i princìpi mentre pretende di radicalizzarli». Da parte nostra, a Bolzano abbiamo avuto di recente una dimostrazione di queste derive, quando, nei mesi scorsi, alcune persone poco serie (a esser generosi) hanno pensato bene di sfruttare i «dogmi demenziali» ben descritti nel testo per regolare alcuni conti personali sulla base di fatti di assoluta inconsistenza, creando un clima nel quale i pochi che non hanno accettato di avallare questa indegna farsa si sono visti costretti ad allontanarsi, e contribuendo a devastare un’esperienza di autorganizzazione pluriennale (quella che ruotava attorno allo spazio Santabarbara) e un percorso contro la guerra e in solidarità con la Palestina a suo modo significativo. E se prese di posizione come quella contenuta nel testo che segue provocheranno delle spaccature, vorrà dire che si tratta di spaccature necessarie, e salutari.

Siamo alcuni compagni e compagne anarchici che hanno preso parte all’assemblea “Sabotiamo la guerra”. Con questo scritto vogliamo prendere parola su una brutta vicenda capitata alla nostra assemblea (non la sola di questo tipo, ma la più grave), ma soprattutto su una forma mentis e un’ideologia che rendono ormai sistematici episodi di questo genere. Se ci presentiamo in maniera tanto circoscritta è perché “Sabotiamo la guerra” è appunto un’assemblea, fatta di volta in volta da chi vi partecipa, e non possiamo parlare a nome di tutti i suoi numerosi partecipanti, passati, presenti e futuri. Fatta questa premessa, cominciamo a spiegarci.

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Genocidi automatizzati – l’IBM e l’Olocausto

Il testo che segue è uno dei capitoli di un opuscolo di prossima pubblicazione. Proprio ieri, il Senato accademico dell’Università di Trento ha votato per mantenere, nonostante la contrarietà degli studenti e la mobilitazione contro le complicità con il genocidio a Gaza, un progetto di ricerca con Ibm Israel, sulla «resilienza dei sistemi di intelligenza artificiale contro gli attacchi alla sicurezza». La divisione israeliana della multinazionale è tra i fornitori delle tecnologie di controllo della popolazione palestinese. I motivi del voto di ieri sarebbero «sia di fattibilità che di volontà», in quanto «sono presenti diversi accordi con enti provenienti da Stati che partecipano a guerre o violazioni dei diritti umani» e «bloccarli bloccherebbe gran parte della ricerca universitaria».

Nell’ultimo anno e mezzo si è spesso parlato dello sterminio della popolazione di Gaza come del primo genocidio automatizzato della storia – e a ragion veduta, visti i sistemi di intelligenza artificiale impiegati dall’esercito israeliano per massimizzare gli effetti dei bombardamenti. Tuttavia, quest’espressione – genocidio automatizzato – si trovava già in un libro del 2001, pubblicato in Italia da Rizzoli, mai più ristampato e oggi pressoché introvabile: L’IBM e l’Olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana, del giornalista americano Edwin Black. Se la fornitura da parte dell’IBM di tecnologie che sono servite al regime nazista per censire le sue vittime e poi per organizzare la «soluzione finale» è un fatto relativamente noto, la lettura di questo documentatissimo volume restituisce un quadro a dir poco impressionante, soprattutto alla luce dei progressi che hanno fatto negli ultimi ottant’anni i mezzi tecnologici per rendere gli individui più efficientemente controllabili – e all’occorrenza uccidibili. Come scrive l’autore, «l’alba dell’era informatica coincise con il tramonto della dignità umana».

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L’Iveco di Bolzano tassello sempre più significativo del riarmo europeo

A quanto riportano i media, nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Leonardo (ed ex Ministro della Transizione ecologica) Roberto Cingolani ha annunciato di aver presentato, insieme al colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall, un’offerta non vincolante per l’acquisto, dalla holding della famiglia Agnelli, di Iveco Defence Vehicles, la divisione del Gruppo Iveco dedicata ai mezzi militari che ha a Bolzano la sua sede principale con circa 850 dipendenti, per una cifra intorno al miliardo e mezzo di euro – molto più alta di quelle ipotizzate inizialmente, sulla spinta della corsa europea al riarmo (solo nello scorso anno i ricavi netti di Idv sono aumentati del 15%, mentre nel 2023 il suo portafoglio ordini aveva già superato i 4 miliardi di euro).

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L’occhio del nemico. Su Mondeggi Bene Comune e l’agri-tech “dal basso”

Riprendiamo dal sito del Collettivo Terra e libertà, al quale si rimanda per la versione impaginata per la stampa:

L’occhio del nemico. Su Mondeggi bene comune e l’agri-tech “dal basso”

Gran parte del lavoro necessario ad imporre lo sviluppo tecnologico che incarcera la società e devasta il pianeta consiste nel convincere coloro che pagheranno a caro prezzo una nuova tecnologia ad esserne entusiasti. Lo sosteneva Neil Postman facendo l’esempio dell’avvento del computer: il grande capitale e gli Stati, i veri vincitori dell’era informatica, si dovettero dare un gran da fare per convincere i perdenti (più o meno tutte le persone “normali”) dei mille vantaggi che avrebbero potuto trarne. Ma i capitalisti non si trovarono da soli a promuovere l’adesione al nuovo mondo informatico: ad aiutarli accorsero subito i cantori dell’internet e del software libero – forse in cerca di universi cibernetici in cui sfogare la frustrazione di essere stati sconfitti sul campo dalla controrivoluzione, forse in cerca di nuovi modi di fare carriera. Di dimostrare la cantonata (o la mala fede) di chi propagandò il computer e la rete come strumenti di emancipazione si è già occupata ampiamente la storia, ma si sa che la storia insegna solo a chi vuole imparare, e certa gente ha la testa dura. È il caso di Alex Giordano, venditore di pentole quattro punto zero, che si presenta al mondo come «pioniere italiano della rete». Affabulatore del mondo cablato fin dai suoi albori, dopo aver lavorato come consulente aziendale nell’ambito del marketing (anche per Google), oggi è attivo come promotore dell’informatizzazione dell’agricoltura.

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Le radici della guerra: dall’agricoltura di occupazione alla natura bellica dell’intelligenza artificiale

Da Radio Eustachio – Ascoltiamo la testimonianza di un compagno dell’Associazione Rurale Italiana di ritorno dal viaggio in Cisgiordania organizzato dal Coordinamento Europeo Via Campesina per portare solidarietà attiva ai contadini palestinesi resistenti alla colonizzazione delle terre da parte d’Israele. A partire dall’esempio dall’agricoltura, approfondiamo con un compagno di Terra e libertà i legami fra intelligenza artificiale, controllo sociale e guerra.