Per venerdì 26 marzo alle 17.00, l’assemblea bolzanina in solidarietà con il popolo palestinese ha organizzato un presidio fuori dalla sede di FlyingBasket, in Via Enrico Fermi 29 a Bolzano. Il motivo – già denunciato lo scorso febbraio nel corso di una manifestazione contro la vicina Iveco – è che la scorsa estate (dopo che avevano già collaborato in passato) il 10% delle quote della startup sudtirolese, che progetta e produce droni da trasporto, è stato acquisito da Leonardo, la maggiore industria bellica italiana e fra le più importanti a livello internazionale.
Informata, verosimilmente dalla polizia, dell’iniziativa, l’azienda ha sentito la necessità, per bocca del fondatore e amministratore delegato Moritz Moroder, di diramare un comunicato stampa – prontamente ripreso dai giornali locali – nel quale si sottolinea che i droni prodotti da FlyingBasket sono sviluppati «per usi civili» e non sono «utilizzati in operazioni con finalità belliche», e si conclude: «il diritto di manifestare fa parte di quell’articolo 21 della Costituzione pilastro della libertà della persona. Riteniamo, tuttavia, che non abbia senso farlo davanti a una realtà come la nostra, impegnata nel migliorare la qualità della vita delle persone».
Che i droni di FlyingBasket, almeno per il momento e per quanto ci è dato sapere, siano destinati ad usi “civili” è vero – e infatti nessuno ha mai detto o scritto il contrario. Tuttavia, anche volendo prescindere dal fatto che è a dir poco opinabile considerare lo sviluppo di droni un miglioramento della «qualità della vita delle persone», che oggi praticamente ogni tecnologia sviluppata è immediatamente duale (cioè racchiude in sé tanto il suo possibile uso civile quanto quello militare), e che la ricerca e sviluppo di FlyingBasket sarà inevitabilmente a disposizione anche di Leonardo per le sue finalità belliche e securitarie, l’ingresso di quest’ultima fra gli azionisti significa che FlyingBasket crescerà grazie a – e contribuirà a far crescere – uno dei maggiori protagonisti a livello internazionale della corsa agli armamenti, della militarizzazione della società e – in modo diretto – del genocidio a Gaza.
Negli scorsi anni Leonardo e le sue controllate hanno fornito a Israele i caccia e gli elicotteri sui quali si sono addestrati i piloti dell’Aeronautica che stanno bombardando i civili palestinesi, e i cannoni navali impiegati in questi mesi per attaccare dal mare la Striscia di Gaza. Inoltre, numerose sono le collaborazioni con le industrie belliche israeliane allo sviluppo comune di sistemi d’arma. Leonardo e le sue fondazioni sono in prima linea – anche attraverso accordi con enti e università israeliane – pure nella militarizzazione della scuola, dell’università e dell’intero sistema produttivo, per metterlo al servizio della corsa al riarmo e della tendenza alla guerra, con lo stato militarista israeliano come stella polare. Un sistema che ha bisogno di quadri che si concentrino con efficienza sulla propria mansione, senza preoccuparsi di cosa questa contribuisca ad alimentare: da questo punto di vista gli amministratori di FlyingBasket sono certamente esemplari.