A quanto riportano i media, nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Leonardo (ed ex Ministro della Transizione ecologica) Roberto Cingolani ha annunciato di aver presentato, insieme al colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall, un’offerta non vincolante per l’acquisto, dalla holding della famiglia Agnelli, di Iveco Defence Vehicles, la divisione del Gruppo Iveco dedicata ai mezzi militari che ha a Bolzano la sua sede principale con circa 850 dipendenti, per una cifra intorno al miliardo e mezzo di euro – molto più alta di quelle ipotizzate inizialmente, sulla spinta della corsa europea al riarmo (solo nello scorso anno i ricavi netti di Idv sono aumentati del 15%, mentre nel 2023 il suo portafoglio ordini aveva già superato i 4 miliardi di euro).
Voci in questo senso si susseguono da tempo e si erano rafforzate nei mesi scorsi, quando l’amministratore delegato del Gruppo Iveco aveva annunciato l’intenzione di scorporare la divisione difesa. Sempre secondo i media, anche altri grandi gruppi dell’industria bellica sarebbero interessati, ma l’ipotesi Leonardo-Rheinmetall rimane la più credibile. Sia perché Iveco è già coinvolta, con una quota fra il 12 e il 15% delle attività, nella joint venture con cui proprio Leonardo e Rheinmetall si sono aggiudicate la produzione dei prossimi cingolati da combattimento dell’Esercito italiano (una commessa da 23 miliardi in 10 anni, per produrre 280 carri armati pesanti e più di mille cingolati leggeri); sia per la “benedizione” da parte del Governo Meloni e del Ministro della Difesa Crosetto, a conferma del fatto che si tratterebbe di un’operazione “tutt’altro che meramente finanziaria”. Su questo la stampa è piuttosto esplicita:
“Potrebbe rappresentare solo l’inizio di una fase di consolidamento industriale in un settore, quello della difesa terrestre, da più parti indicato come indispensabile per le nuove esigenze di sicurezza del Vecchio continente. […] Qui potrebbero valere anche riflessioni relative alla capacità produttiva delle industrie della difesa, riconosciuto quale problematica principale da affrontare quando si parla di procurement militare. Gli attuali tempi di consegna degli asset non sono compatibili con le esigenze dimostrate da tutte le Forze armate europee e non solo. Una richiesta avanzata da quasi tutti i governi europei all’industria è quella di produrre di più e più velocemente. Acquisire una realtà come Idv potrebbe rappresentare un modo per ridurre i tempi di consegna moltiplicando la capacità produttiva.”
In sostanza, l’industria deve serrare i ranghi perché le classi dirigenti europee, di fatto sconfitte sul campo e smascherate nelle loro finalità di influenza e di rapina alla faccia della “libertà del popolo ucraino”, possano proseguire e accelerare sulla strada della guerra totale in cui intendono trascinarci, e in questa prospettiva lo stabilimento di Bolzano non è insignificante. Di fronte a tutto questo, i sindacati – Fiom-Cgil compresa – sanno dire solo che a loro “preme la difesa degli interessi dei lavoratori”, soddisfatti che “oggi come oggi l’azienda va a gonfie vele”.
Nel frattempo, Iveco – che, ricordiamo, già collaborava con Leonardo, complice diretta del genocidio a Gaza, per tramite della sua controllata Oto Melara, e che in passato ha collaborato con l’industria bellica israeliana – ha inaugurato nel 2023 la divisione IDV Robotics, con sede nel Regno Unito, dedicata ai veicoli militari autonomi e a controllo remoto, tecnologie sulle quali lavorano anche due gruppi di ricerca Iveco all’interno dei NOI Techpark di Bolzano (“parco tecnologico” nel quale convivono università, altri enti di ricerca e imprese). La corsa al riarmo passa più vicino di quel che vorrebbero farci credere.