La guerra comincia anche all’Iveco di Bolzano. Mercoledì 20 aprile presidio antimilitarista

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Dopo due anni di gestione militare della pandemia con annessa “comunicazione di guerra”, ci troviamo di fronte alla mobilitazione – per il momento morale ed economica – per l’ennesima guerra preparata dagli Stati e dall’industria per accaparrarsi risorse (a partire da quelle necessarie per la “transizione energetica e digitale” come i minerali rari) ed estendere la propria influenza, e presentata come difesa dei diritti umani e del diritto internazionale. Questa volta però il confronto rischia di essere direttamente fra potenze nucleari, mentre si annuncia una corsa al riarmo da sostenere con nuovi “sacrifici”.

La nostra solidarietà con le popolazioni direttamente colpite e con i disertori e gli antimilitaristi di ogni parte non può che passare per la rottura del fronte interno italiano e occidentale e per il sabotaggio degli ingranaggi bellici più vicini a noi. Esempi di cosa si possa fare concretamente per togliere le basi materiali alla guerra ci arrivano da quei lavoratori che, in Grecia come in Italia, si sono rifiutati di trasportare armi dirette in Ucraina; ma ricordiamo anche le lotte che negli anni, dalla Sardegna al Trentino, hanno saputo individuare e attaccare i complici della guerra – e la repressione che le ha colpite.

In regione una delle realtà più direttamente implicate nell’industria bellica – insieme all’Università di Trento e ai suoi laboratori di ricerca – è l’Iveco Defence Vehicles di Bolzano. I blindati qui prodotti vengono impiegati dall’esercito russo in Ucraina come dagli eserciti Nato in Afghanistan, in Iraq e nell’infinita serie di “missioni di pace” (non solo in Russia la guerra non si può chiamare col suo nome) che hanno segnato gli ultimi decenni. Oggi più che mai questa fabbrica è una presenza che non dovrebbe passare inosservata, e che non dovrebbe essere lasciata lavorare in pace.

Mercoledì 20 aprile alle 18.00 presidio all’incrocio fra Via Galvani e Via Volta (fuori dall’Iveco)

antimilitariste e antimilitaristi