Presidio in solidarietà con i rivoltosi nei CPR e saluto al carcere di Bolzano – sabato 1 febbraio

NEI LAGER DELLA DEMOCRAZIA LO STATO CONTINUA A UCCIDERE. SOLIDARIETÀ AI RIVOLTOSI NEI CPR E A TUTTE LE DETENUTE E I DETENUTI

Mentre il centrosinistra che le ha create nel 1998 e rilanciate con Minniti ne riapre altre (e nello stesso tempo non ci risparmia i suoi fiumi di retorica intorno alla giornata della memoria), in tutta Italia le prigioni per senza documenti in attesa di deportazione sono scosse da rivolte che minacciano di provocarne la chiusura come già avvenuto in passato – non certo grazie alle campagne della società civile. A Torino, Roma, Bari, Caltanissetta, Palazzo San Gervasio (Potenza) nell’ultimo anno si sono susseguiti danneggiamenti e incendi che hanno reso inagibili intere sezioni, fughe tentate e fortunatamente in alcuni casi riuscite, atti di autolesionismo, scioperi della fame, episodi di resistenza alle deportazioni.

Nel CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Gradisca, riaperto da appena un mese dopo la chiusura nel 2013 in seguito alle rivolte durante una delle quali Abdel Majid El Kodra era morto mentre tentava la fuga – e dopo essere stato dotato di nuove recinzioni e telecamere per renderlo più sicuro (per i carcerieri, ovviamente) – Vakhtang Enukidze, un recluso georgiano, è morto alcuni giorni fa in seguito al pestaggio subìto a più riprese da parte delle forze dell’ordine, come testimoniato dai suoi compagni di reclusione. I giornali, ovviamente, hanno inizialmente parlato di una rissa tra detenuti come causa della morte, mentre diversi reclusi testimoni dei fatti sono stati rimpatriati in tutta fretta e i telefoni sequestrati come nel CPR di Torino per impedire, anche con nuovi pestaggi, la comunicazione con l’esterno.

Notizie di altre morti, per suicidio, mancanza di cure o cause da accertare, continuano a giungere dagli altri CPR e dalle carceri di tutta Italia. Nel 2019 i morti sono stati 93, di cui 53 suicidi.

Dopo Gradisca, in questi giorni ha aperto il CPR di Macomer (Nuoro), realizzato in un ex carcere, e prossima dovrebbe essere la riapertura di quello di Milano. Ogni CPR aperto è un ingranaggio in più per la macchina delle espulsioni, dai rastrellamenti – controlli straordinari – nelle strade e nei parchi delle città, alla deportazione, o, per i più fortunati, al ritorno alla clandestinità dopo una lunga detenzione senza nemmeno la soddisfazione di aver commesso un reato. Ogni sezione di questi lager resa inagibile dalle rivolte contribuisce ad inceppare questa macchina ed è ossigeno per chi è costretto a vivere con il suo fiato sul collo.

A Bolzano, per quelli – tra coloro che per vivere devono arrangiarsi – che non vengono «accompagnati» nei CPR di mezza Italia, l’orizzonte è quello del carcere di via Dante, che ricopre il medesimo ruolo di monito e deposito di reietti. La funzione di questi luoghi è sì la protezione della società: di una società che prevede l’imposizione di condizioni di vita sempre peggiori per tutti, e che ha bisogno di garantirsi di poterle imporre in pace, confinando chi non riesce o non vuole adattarvisi.

Mentre per la cittadinanza bolzanina il motivo di indignazione è la bruttezza della sua facciata, i detenuti di via Dante (che in gran parte si trovano lì per reati contro il patrimonio e legati agli stupefacenti) sono stretti tra le attuali condizioni insostenibili – sovraffollamento, spazi stretti e malsani – e la prospettiva – che al momento pare allontanarsi – di un nuovo carcere privatizzato e confinato in mezzo al nulla, dove il contatto con l’esterno sarebbe ancor più difficile e il controllo più facile. Un carcere “modello” come quello di Spini (TN) con la sua storia di soprusi e suicidi (ma anche la coraggiosa rivolta di un anno fa, per la quale nei prossimi mesi inizierà il processo contro i detenuti individuati come responsabili, oltre 80).

L’ennesimo assassinio di stato non può passare in un silenzio complice. Non possiamo lasciare i reclusi da soli nelle mani degli aguzzini di stato. Nessuna struttura detentiva “umana”, nessuna funzione rieducativa: di questi luoghi infami solo macerie fumanti.

Sabato 1 febbraio dalle 15.00 in piazza Stazione presidio in solidarietà con i rivoltosi nei CPR. Dalle 16.30 sotto le mura (lato Talvera) saluto solidale ai detenuti del carcere di Bolzano

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