Tutti entusiasti per l’iniziativa, organizzata da “COOLtour” (La Strada) e Centro Pace del comune (Caritas), che martedì ha visto studenti dell’artistico disegnare con lo street artist “Cibo” uno “strudel destrutturato” su alcune cabine elettriche, “liberandole” dalle “scritte d’odio” (come quelle nella foto?). Ci sarebbe più di qualcosa da dire sull’antifascismo ridotto a vigilanza del politicamente corretto, sulla sterilizzazione della società per pacificarla, sulla street art e sui baracconi “sociali” che ci stanno attorno come strumento a disposizione delle istituzioni e del capitale per normalizzare e valorizzare mentre si colpisce in modo spropositato chi sui muri si prende semplicemente la libertà di dire la sua. Ci limitiamo però a riportare alcune parti dell’articolo uscito sull’Alto Adige, un bel campionario di merda, in crescendo fino all’esplicita esortazione finale alla repressione. Ovviamente sappiamo bene che i virgolettati dell’Alto Adige, come quelli di tutti gli altri giornali, possono essere tutt’altro che fedeli alle parole e al pensiero degli intervistati. D’altra parte, nel momento in cui si decide di parlare coi giornalisti si decide anche di assumersi il rischio. Il contenuto dell’articolo ci sembra comunque significativo.
“Cosa faccio? Cose semplici: copro il brutto”, dice. E lo fa mettendo cibi, appunto (“che sono un linguaggio universale, difficile che la gente li cancelli”) sui muri della nostra vergogna dimenticata. Pizze, fragole e zucche per cancellare svastiche e croci uncinate. “Ho capito una cosa: che certa gente va affrontata con l’ironia, non con la violenza. Restano spiazzati”, e si volta a dare un occhio alla centralina della luce, all’angolo, appena liberata dalle scritte d’odio. […] E cos’altro è una torta alla panna a coprire una scritta neonazi o un insulto agli ebrei, se non un modo di rispondere sfalsando i piani della risposta, creando sconcerto, provando a far vedere che, oltre al nero, ci sono tanti altri colori e che la vita è fatta di piaceri e il cibo lo è, forse più di ogni altra cosa. “Non faccio politica – spiega – faccio semplicemente pulizia. Anzi, decoro”. È diventato famoso per puntare dritto su svastiche, croci, fasci e tutto l’armamentario nero. “Ma se invece che a Verona fossi stato a Bologna avrei coperto con la frutta le falci, i martelli, le stelle delle Br…”, mette lì per far capire che il suo nemico non è solo, per dire, CasaPound ma il brutto e l’odio da cui sono percorse le strade. E Bolzano? “Lì sul quel muretto, c’erano un po’ di adesivi di CasaPound. Li abbiamo tolti senza chiedere il permesso. Immagino non lo avessero neppure quelli che li hanno appiccicati”. Lui è un artista e ha rispetto per i luoghi. Qualcuno magari no. Anche Bolzano sembra uno scrittoio a cielo aperto in certi quartieri. “Non si fa. Non si scrive, non si dipinge sui muri per se stessi. Se lo si fa, è per aggiungere bello, non altre schifezze. Che fare? Fermarli. Bolzano è piccola, immagino che si sappia chi va in giro col pennello…”. Questo è Cibo.