Decine di nuove telecamere, continue retate e sgomberi di senzatetto, sempre più sbirri e militari nelle strade, Daspo urbano e leggi securitarie e repressive: in città in cui il controllo si fa ogni giorno più asfissiante, per chi non riesce o non vuole adeguarsi alle condizioni imposte dallo stato e dal capitale gli spazi di libertà si fanno sempre più stretti, e quella del carcere e degli altri luoghi di detenzione una prospettiva con la quale doversi confrontare per molti.
Mentre di carcere, così come nei lager della democrazia chiamati CPR o nei reparti psichiatrici, si continua a morire, mentre chi viene ritenuto più “pericoloso” dal potere viene sepolto vivo nelle sezioni dei regimi differenziati, per gli altri detenuti – sempre più numerosi – si mette a punto il sistema di ricatto continuo e di sfruttamento da parte delle aziende alla ricerca di manodopera a basso costo.
A Bolzano, dove il vecchio carcere di via Dante è sovraffollato di detenuti perlopiù per reati contro il patrimonio e legati agli stupefacenti, le condizioni di vita insostenibili all’interno dell’ottocentesca struttura umida e malsana vengono sfruttate da anni da istituzioni, politicanti, giornali e sindacati dei secondini per promuovere la costruzione del nuovo carcere, più capiente e più facile da controllare, il primo in Italia costruito e gestito – dovendone ricavare negli anni un congruo profitto – da un’impresa privata. Un carcere “modello” come quello di Spini di Gardolo a Trento, citato dalla stampa come “esempio virtuoso” alla faccia di suicidi, tentati suicidi, pestaggi e angherie quotidiane.
Gli unici “esempi virtuosi” sono i rivoltosi che nel 2012 a Bolzano come nel dicembre scorso a Spini – dopo l’ennesimo suicidio – e nel corso degli anni in numerose carceri e lager per migranti hanno saputo reagire con coraggio alla situazione loro imposta devastando e mettendo fuori uso intere sezioni. Mentre continuano le deportazioni, per tutta l’estate in diversi CPR si sono susseguiti proteste, incendi ed evasioni tentate e riuscite. Tra questi, quelli di Torino e di Roma, dove la questura di Bolzano “accompagna” le persone rastrellate nel corso delle retate nei parchi e per le strade della città.
Sabato 28 settembre dalle 17.00 sotto le mura del carcere di Bolzano (lato Lungo Talvera) saluto ai detenuti, in solidarietà con le lotte nei CPR e contro vecchie e nuove galere e la società che ne ha bisogno