Contro violenza di Stato e repressione, al fianco di chi si rivolta
Venerdì 19 luglio
- Dalle 17.00 sotto le mura (lato Talvera) saluto solidale ai detenuti del carcere di Bolzano
- Dalle 18.30 alla Santabarbara (Viale Trento 20 B) aperitivo con cibarie benefit antirepressione
La scorsa settimana un operaio stagionale di 42 anni, Carlo Lattanzio, è morto dopo essere stato colpito con il taser dai carabinieri a Colle Isarco (BZ). Non abbiamo bisogno di inchieste e perizie per sapere chi sono i responsabili di quest’ennesimo assurdo assassinio, la versione degli stessi carabinieri parla di sé: di fronte a una persona in evidente difficoltà (che aveva lei stessa chiamato il 112), hanno agito in modo da aumentare la tensione, per poi abbatterla con un’arma che si rivela tutt’altro che “non letale”.
In appena otto giorni nelle carceri italiane sono scoppiate quattro rivolte (Firenze, Viterbo, Trieste, Torino) a causa del sovraffollamento, delle condizioni invivibili e delle angherie delle guardie, e sono morti otto detenuti, uno dei quali, a Trieste, trovato morto dopo che la rivolta è stata sedata. A questo si aggiunge una rivolta nel lager per senza documenti in attesa di deportazione (CPR) di Gradisca d’Isonzo, dove spesso vengono trasferite anche le persone rastrellate nelle strade di Bolzano. Dall’inizio dell’anno i morti di carcere sono 123, di cui 58 suicidi.
Nel fatiscente e sovraffollato carcere di Bolzano, negli scorsi mesi si è verificata un’epidemia di scabbia, e la sezione semiliberi è stata chiusa perché pericolante. Nelle ultime occasioni in cui siamo stati sotto le mura per portare la nostra solidarietà ai detenuti, era evidente il pesante clima di intimidazione da parte delle guardie, che impedivano di affacciarsi alle finestre e di comunicare anche solo a gesti con l’esterno.
Nel frattempo, sotto la guida del Questore Paolo Sartori si è impennato il numero di arresti, espulsioni, fogli di via e altre misure nei confronti delle persone considerate “indesiderate”. Un “giro di vite” che il nuovo podestà non perde occasione di rivendicare dalle prime pagine dei giornali, che nel loro servilismo si prestano di buon grado a fare da grancassa. E che si sta abbattendo anche sulla mobilitazione in solidarietà con la Palestina e in generale sulle lotte in città: piogge di denunce, uso sproporzionato dei reparti mobili, manifestazioni vietate e da ultimo due fogli di via per tre anni da Bolzano a una compagna e un compagno residenti a Bressanone.
Un clima inedito per Bolzano ma tutto sommato in linea con la tendenza generale: nei prossimi giorni la Camera è chiamata a votare il disegno di legge 1660, che insieme a ulteriori pesanti inasprimenti delle pene per blocco stradale (si mira soprattutto a impedire i picchetti in caso di sciopero) e per chi si batte contro “opere pubbliche o infrastrutture strategiche”, introduce il reato di “rivolta in istituto penitenziario”, che riguarda anche CPR e CAS (centri di “accoglienza” per richiedenti asilo) e punisce anche atti di “resistenza passiva”, nonché l’“istigazione” dall’esterno.
Perseveriamo nella solidarietà con chi si rivolta e con chi è privato della libertà, con il cuore rivolto alle prigioniere e ai prigionieri palestinesi e ai disertori di ogni dove, consapevoli che, mentre corriamo il rischio di assuefarci a un genocidio e mentre gli Stati si attrezzano per una guerra mondiale che è sempre più alle porte – e sempre meno tollereranno il dissenso anche solo simbolico – battersi contro il carcere e la repressione non è solo una questione di amore per la libertà e di solidarietà con l’umanità reclusa, ma anche di urgente difesa della possibilità di lottare.