Tutti gli articoli di Bergteufel BZ

Pro vita

Lo scorso sabato si è concluso, con una grottesca cerimonia pomeridiana in piazza della Mostra, il Pro Life Tour 2019: per tre settimane un gruppo di giovani e meno giovani fondamentalisti cattolici – il cui referente locale è quel Bewegung für das Leben che regolarmente organizza lugubri preghiere contro l’aborto fuori dagli ospedali di Bolzano e Merano – ha scarpinato dalla Germania fino a Bolzano attraversando l’Austria per testimoniare la propria contrarietà a quello che considerano un crimine: la libertà delle donne di decidere sul proprio corpo. La loro presenza in città – bambini e adolescenti vestiti di bianco che ballano, messaggi vaghi – è stata resa un po’ meno ambigua e un po’ più chiara da un gruppo di compagne e altri nemici del patriarcato con un volantinaggio e interventi al megafono. A protezione degli antiabortisti dal contropresidio, annunciato, un consistente e un po’ ridicolo spiegamento di sbirri con tanto di blindati e caschi in testa. Di seguito riportiamo il testo del volantino distribuito:

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Blocco in largo Kolping a Bolzano in solidarietà con Anna, Silvia e gli altri in sciopero della fame

Apprendiamo dai media locali che nel pomeriggio di oggi giovedì 13 giugno in largo Kolping a Bolzano due ignoti “incappucciati” hanno bloccato il traffico, e in particolare gli autobus diretti in stazione, con una catena e uno striscione in solidarietà con Anna e Silvia, le due compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere dell’Aquila in sciopero della fame dal 29 maggio per ottenere il trasferimento e la chiusura della sezione, e gli altri compagni che si sono uniti alla loro lotta nelle scorse settimane. Sempre secondo i media, diversi autobus sono rimasti bloccati. Qualcuno ha allertato le forze dell’ordine che sono giunte sul posto. A proposito della lotta di Anna e Silvia e degli altri compagni, riportiamo di seguito il testo di un volantino distribuito a Bolzano venerdì scorso, quando cartelli in solidarietà con le compagne e i compagni sono stati lasciati nei pressi del tribunale e del tribunale di sorveglianza, e attacchinato e letto al megafono durante il piccolo corteo contro razzismo di stato e repressione di sabato.

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Sul decreto sicurezza, la bozza di “decreto sicurezza bis” e il loro significato

In vista dell’assemblea pubblica a Bolzano sul decreto sicurezza di domani e della manifestazione a Bolzano contro razzismo di stato e repressione di sabato 8 giugno, riportiamo di seguito una versione leggermente più ampia del testo sul decreto sicurezza uscito sul numero 1 di Bergteufel, seguita da una prima analisi della bozza di “decreto sicurezza bis”, che per le misure che contiene ci sembra significativa in termini di tendenza anche al di là del fatto che venga approvata o meno e in quale forma.

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Storie di Gap. Terrorismo urbano e resistenza – presentazione a Bolzano con l’autore Santo Peli – mercoledì 5 giugno

Riportiamo qui sotto un passaggio della prima parte di Storie di Gap. Terrorismo urbano e resistenza di Santo Peli. Il libro sarà presentato – con l’autore – a Bolzano mercoledì 5 giugno dalle 20.00 alla Biblioteca Culture del Mondo in via Macello 50 (qui l’evento fb).

Creare l’atmosfera di guerra, significa in primo luogo impedire che venga accettato un modus vivendi che garantirebbe ai tedeschi un comodo sfruttamento delle risorse, e ai fascisti di accreditarsi come governo legittimo, invece che come un “alleato occupato” […] è dunque indispensabile che fascisti e tedeschi vengano percepiti come esercito occupante, che deve difendersi, vivere asserragliato, a Firenze, Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna. Creare l’atmosfera di guerra è il compito che il Partito comunista affida ai Gap, “gli arditi della guerra di liberazione, i soldati senza divisa, i più audaci, i più rapidi e pronti”, che devono “portare la guerra e la morte in casa del nemico”, attraverso azioni spettacolari, sabotaggi e attentati diretti contro esponenti di un certo rilievo delle milizie fasciste, sedi dei comandi tedeschi, ristoranti e bordelli frequentati dalle truppe di occupazione. Farlo senza suscitare reazioni terroristiche, fucilazione di ostaggi, di detenuti antifascisti, non è possibile. Accettare il ricatto della rappresaglia sui civili, come da subito sostengono tutti i dirigenti della guerra partigiana, significa rinunciare a combattere. Questa considerazione, del tutto condivisibile nella sua ovvietà, non esaurisce però la complessa questione del nesso fra attentati e rappresaglia […] per creare un clima di guerra, per costringerli a mostrare anche nelle città del Centronord il vero volto dell’occupazione, i tedeschi vanno attaccati, subito e duramente, e la rappresaglia è un elemento dolorosamente utile, che serve a bruciare gli spazi di mediazione, i tentennamenti. […] L’urgenza della missione […] è tale che [Carlo Camesasca “Barbisún”, elemento di punta del gappismo milanese] e il suo compagno decidono di entrare in azione benché, in quel momento, le uniche due pistole di cui dispongono siano in riparazione. L’uccisione di due ufficiali tedeschi che passeggiano per piazza Argentina, il 3 novembre 1943, viene portata a termine a colpi di martello e di lima. […] le azioni […] sono fatte, ancor prima che per uno scopo militare, per impressionare, per convincere i titubanti e gli indifferenti che si può e si deve combattere, e per confortare e confermare i propositi dell’esigua minoranza degli abitanti delle città che intendono scendere in lotta. […] Dopo i primi attentati, che si abbattono del tutto inaspettati su uomini e sedi delle istituzioni fasciste e dei comandi tedeschi, cavalli di frisia, reticolati e garitte con sentinelle armate modificano il paesaggio dei centri storici, aggiungono un inusuale arredo urbano che lancia un esplicito messaggio: anche all’interno delle città è in corso una guerra. […] La creazione dei Gap rappresenta dunque, negli ultimi mesi del 1943, l’unico strumento immediatamente utilizzabile per mostrare che la resistenza armata è possibile, anzi è già dispiegata, ben prima che l’organizzazione e la diffusione delle bande partigiane si consolidi. […] Fra l’autunno del 1943 e i primi mesi del 1944, i mesi descritti da Ferruccio Parrri come quelli delle “tremende incertezze”, “la stagione del dubbio, perché non sapevamo se questa volta le radici della guerra per bande avrebbero attechito”, le azioni gappiste svolgono una decisiva funzione di propaganda: sono i loro attacchi a fornire l’esempio che il dominio nazifascista sulle città non è affatto incontrastato.

Non c’entra la politica

“Qui non c’entra la politica”, spiega Francesco Bragadin, insegnante, sulla manifestazione studentesca di ieri mattina “Basta violenza”, organizzata dopo la notizia dello stupro di una 15enne, aggredita lungo la ciclabile dietro lo stadio Druso da due persone descritte come di pelle scura. Già consigliere di circoscrizione, Bragadin è transitato per AN, PDL, La Destra e Fratelli d’Italia; più di recente sembra essersi avvicinato a CasaPound: condivide su facebook i loro contenuti, partecipa a più di una serata alla Rockaforte, la sede del movimento in via Cesare Battisti, anche come relatore (è quello al centro nella foto) e scrive sull’organo di CasaPound Bolzano “La Vedetta d’Italia”. Promossa da un fantomatico “Comitato degli studenti per la sicurezza” e presentata come politicamente neutra, la manifestazione è stata organizzata e guidata, assieme a Bragadin, da due militanti di Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound). Mentre ai microfoni le richieste si mantengono generiche (“più sicurezza”), i due militanti, con tanto di bandiera tricolore, chiedono agli altri studenti di tenere alti cartelli con le scritte “accoglienza è stupro”, “migrante arrogante pericolo costante”, “porti chiusi parchi aperti” e perfino uno “stranieri nelle piazze, stupratori alle stazioni, li vogliono i compagni, li pagano i padroni”, ricalcante un coro dedicato ai loro camerati stragisti a libro paga. Tant’è che, stando all’Alto Adige,

molti studenti che, ieri mattina, erano arrivati in piazza Vittoria per prendere parte al corteo […] non hanno affatto gradito il tono di alcuni slogan e il “taglio” politico dato alla manifestazione. Alcuni di loro hanno deciso di non partecipare, altri lo hanno fatto, ma storcendo il naso e dissociandosi subito da certe esternazioni. “Avevamo aderito volentieri – spiega Lorenzo Campaner, rappresentante del liceo scientifico Torricelli – ma poi abbiamo capito che la manifestazione era politicizzata da CasaPound e che i ragazzi erano stati strumentalizzati. Eravamo lì per esprimere solidarietà ad una studentessa, ad una nostra coetanea vittima di una violenza, invece, ci siamo trovati slogan cartelli con scritte dal contenuto razzista che non condividiamo affatto. Per questo, ci dissociamo dal corteo”.

Reazione popolare

Martedì 7 maggio i giornali riportano la notizia dello stupro di una 15enne, aggredita lungo la ciclabile dietro lo stadio Druso da due persone descritte come di pelle scura. Nell’immaginabile sciacallaggio generalizzato si distingue subito il Partito Democratico locale, che sulla sua pagina facebook scrive:

Il ministro dell’interno aveva promesso più sicurezza, purtroppo non ha mantenuto le promesse e ci troviamo a dover commentare questo terribile fatto. Il ministro aumenti la polizia e i carabinieri nei luoghi sensibili come chiediamo da anni!

Mentre si rastrellano giovani stranieri da condurre in questura per il prelievo del dna e si schedano tutti gli ospiti delle strutture di accoglienza, Forza Nuova chiama per il lunedì successivo una “reazione popolare [!] per liberare Bolzano”, “contro stupri e invasione”, in piazza Stazione dalle 21.00. Ad attenderli all’appuntamento, nel parco disseminato di blindati, Digos e qualche giornalista, una trentina di compagne e compagni. Si espone uno striscione (“Ma quale reazione popolare. Forza Nuova promuove ronde razziste sulla pelle delle donne”) e si distribuisce un testo sulla grande assente delle reazioni allo stupro: la violenza strutturale, diffusa del patriarcato – del quale i soldatini di Fiore sono fieri difensori – e della cultura dello stupro che si porta dentro. Dei fascisti nessuna traccia. In tarda serata scrivono sulla loro pagina facebook che il presidio è spostato al giovedì “per motivi personali ed organizzativi”. Stavolta si presentano, protetti da un bel po’ di sbirri. Una decina: i candidati alle europee nonché unici militanti bolzanini Michele Olivotto e Caterina Foti, il dirigente nazionale Luca Castellini, noto per le sue simpatie naziste, e qualche altro sgherro presumibilmente veronese. Finita la sceneggiata, si allontanano scortati dalla polizia. Dall’altra parte, stessa accoglienza di tre sere prima, con cori e interventi al megafono (qui sotto il testo del volantino distribuito). La mattina seguente si svolge una manifestazione studentesca “contro la violenza”, con generiche richieste di “più sicurezza”. Presentata come politicamente neutra, la manifestazione è organizzata e guidata da due militanti di Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound), che, con tanto di bandiera tricolore, chiedono agli altri studenti di tenere alti cartelli con le scritte “porti chiusi parchi aperti” e “migrante arrogante pericolo costante”.

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Verde brillante

Per la mattina di sabato 4 maggio è annunciato un banchetto della Lega in corso Libertà. Raccolta firme per una proposta di legge: “Galera e castrazione chimica per pedofili e stupratori”. Presenti, oltre a una manciata di giovani non più padani e a un altro paio di militanti, il candidato alle europee Matteo Gazzini, i consiglieri comunali Pancheri – quello che aveva parlato di “associazioni dei finocchi” – e Nevola – particolarmente attivo nei movimenti antiabortisti e per la “famiglia tradizionale” – e l’onorevole Maturi. Assente invece Kevin Masocco, il giovane consigliere comunale balzato agli onori della cronaca un paio di mesi fa per l’audio nel quale invitava un amico in discoteca perché “c’è una dj figa da violentare”. Dopo aver inizialmente sostenuto che la voce non fosse la sua, aveva ammesso e si era dimesso. Meno di tre mesi e lo si vede di nuovo alla riunione della sezione bolzanina al solito bar Seltz, nelle foto pubblicate dagli stessi leghisti. Fin dall’arrivo dei leghisti, a loro difesa – soprattutto dell’onorevole – è presente un certo numero di sbirri in divisa e di Digos. Una dozzina di compagne e compagni espone uno striscione (“Ma quale castrazione. La cultura dello stupro siete voi. Distruggiamo il patriarcato”) e distribuisce e legge al megafono un testo sull’ipocrisia di chi fa campagna elettorale sul corpo delle donne e contemporaneamente attacca le loro libertà e difende il sistema patriarcale e la cultura dello stupro che si porta dentro. Nell’andarsene, qualcuno ravviva un po’ lo stile dell’onorevole e degli altri leghisti presenti con un lancio di glitter (merita il titolo scelto da RTTR per il suo piagnisteo: “Anarchici fanno ‘brillare’ il deputato Maturi”). Particolarmente infame in quest’occasione Nevola che – ripreso dall’Alto Adige che dà senz’altro per buona la sua versione – si inventa spintoni e minacce. Sia lui che Maturi, ovviamente, accusano compagne e compagni di difendere pedofili e stupratori. Di seguito il testo del volantino distribuito:

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