Bolzano, di inciampi selettivi e vittimismo degli oppressori

Nella notte tra giovedì e venerdì, in diversi punti del centro di Bolzano, accanto alle “pietre d’inciampo” che ricordano le vittime bolzanine dello sterminio nazista, qualcuno ha incollato delle piastrelle con la scritta “Qui piangiamo la morte di uomini donne e bambini palestinesi, vittime di genocidio e persecuzione dal 1948. 13.000 bambini morti di bombe e fame. Avevamo giurato di non ripetere”. Un modo per strappare le tragedie di ieri alla memoria selettiva, all’imbalsamazione e alla strumentalizzazione, e rimetterle in una prospettiva storica che serva a interrogare la nostra postura di fronte agli stermini di oggi. Nonostante le modalità assolutamente rispettose (le pietre d’inciampo originali non sono state toccate), tanto è bastato per scatenare la canea mediatica e politica filoisraeliana o volutamente ambigua.

Il solito Alto Adige (lo stesso che quando nei pressi del monumento che ricorda le deportazioni naziste era comparso uno striscione con la scritta “Senza memoria non c’è futuro. Ricordare l’Olocausto per condannare Israele-Usa-Ue” aveva parlato di “offesa al giorno della Memoria”) parla ripetutamente di pietre vandalizzate, preparando così il terreno ai consueti deliri: il sindaco Caramaschi (PD) parla di “scempio anche sulla nostra storia” e aggiunge che “non c’era allora una guerra degli ebrei contro i tedeschi”, rovesciando implicitamente la situazione in Palestina; la presidente della comunità ebraica locale Elisabetta Rossi di “antisemitismo [che] ora agisce a volto scoperto” e di “israeliti” che “si vanno di nuovo a cercare casa per casa, sotto le loro porte”; il presidente dell’Anpi Margheri di “una provocazione inaccettabile, che finisce per offendere il ricordo dei deportati e la storia stessa della città”, e “per indebolire le speranze di pace e la causa stessa dei palestinesi”, ma assicura che “continueremo a manifestare per fermare l’orribile massacro in atto a Gaza”, “nel segno di due popoli e due Stati” (!). (Nelle immagini sotto, un paio di esempi di come l’Anpi si mobilita per la Palestina. Malafede o semplice imbecillità? In fondo propendiamo per la seconda.) Ovviamente i giornali non mancano di assicurare che Digos e municipale sono al lavoro per individuare i responsabili.

Nel frattempo, l’Alto Adige e gli altri media locali danno ampio spazio anche alla “solidarietà bipartisan” al questore Paolo Sartori per le “minacce di morte” che avrebbe ricevuto, consistenti in un adesivo con la scritta “Questore Sartori? Brindiamo se tu muori!” comparso su un palo in città e poi diffuso sui social. L’assessora provinciale alla sicurezza Ulli Mair (Freiheitlichen) parla di “organizzazioni estremiste di sinistra” che “devono essere sciolte”, mentre si annunciano denunce per “minacce aggravate”. Davvero non si capisce come si possano considerare minacce; al massimo un augurio, per il nuovo podestà che ha ormai oscurato il sindaco nell’occupare le prime pagine dei giornali rivendicando espulsioni e tolleranza zero, e che sparge restrizioni, denunce e minacce contro le manifestazioni in solidarietà con la Palestina