Riceviamo e condividiamo, sull’ennesima reazione sproporzionata da parte della Questura di Bolzano:
Continua la lettura di Perquisizioni e avviso orale per due scritte contro Questore e stampa
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Anche quest’anno, le celebrazioni del 4 novembre a Bolzano non sono passate del tutto indisturbate. Mentre in Piazza Walther andava in scena la cerimonia ufficiale alla presenza di tutte le autorità, nella vicina Piazza Domenicani, nonostante il giorno lavorativo e l’orario mattutino, in diversi hanno risposto alla chiamata dell’Assemblea bolzanina in solidarietà con il popolo palestinese, dando vita a una rumorosa contestazione.
Continua la lettura di 4 novembre giornata del disertore anche a Bolzano
Anche a Bolzano, seguendo le direttive del Governo, la Questura ha vietato il presidio “Un anno di genocidio, un anno di resistenza” previsto per lunedì 7 ottobre. La motivazione, citiamo testualmente, è che “il 7 ottobre ricorre il primo anniversario dell’eccidio perpetrato da Hamas nei territori israeliani, da cui è scaturito il violento conflitto bellico in atto in Medioriente”. Secondo il Questore, la “coincidenza di data evidenzia come la manifestazione statica possa essere di fatto celebrativa del ‘Pogrom’ del 7 ottobre 2023 e pertanto caratterizzata da un’evidente apologia delle violenze perpetrate in quella data”. Ne deriverebbe un “grave pericolo per l’Ordine Pubblico”, e pertanto il Questore prescrive di effettuare il presidio in altra data.
Se negli ultimi mesi la Questura di Bolzano ci ha abituato al fatto di sfruttare in modo spregiudicato tutte le armi a sua disposizione per mettere a tacere le mobilitazioni in città (divieti di manifestare, denunce come quella per “invasione di terreni” per una tendata analoga a quelle di tante altre città, uso disinvolto di avvisi orali e fogli di via – da ultimo contro un compagno bolzanino residente in un comune limitrofo e con molti legami in città), ora estrae dal cilindro un provvedimento di cui non ricordiamo precedenti contro ambiti “politici”.
A mezzogiorno di oggi (mercoledì 17 luglio), i detenuti del carcere di Bolzano hanno dato vita a una battitura di protesta per le condizioni all’interno, esponendo anche “striscioni” improvvisati alle finestre delle celle. Venutolo fortuitamente a sapere, un piccolo gruppo di solidali si è subito radunato sotto le mura, raccogliendo una calorosa risposta da parte dei detenuti e apprendendo che l’intenzione è quella di proseguire con la protesta anche nei prossimi giorni.
Questura e giornali vorrebbero stroncare la mobilitazione in città
Rompiamo la morsa della repressione, per continuare a lottare contro il genocidio a Gaza e i venti di guerra
Dopo mesi in cui l’atteggiamento della Questura di Bolzano si è fatto via via più pesante nel cercare di impedire che le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese andassero al di là della mera testimonianza (prescrizioni irricevibili, denunce, minacce, manganellate…), ora l’intento è sempre più evidentemente quello di farla finita una volta per tutte con un movimento per la Palestina e contro la guerra che pur con tutti i suoi limiti ha raggiunto un’intensità inconsueta per una città così anestetizzata – e in generale con chiunque si organizzi fuori da una logica di compatibilità con il sistema.
Nella notte tra giovedì e venerdì, in diversi punti del centro di Bolzano, accanto alle “pietre d’inciampo” che ricordano le vittime bolzanine dello sterminio nazista, qualcuno ha incollato delle piastrelle con la scritta “Qui piangiamo la morte di uomini donne e bambini palestinesi, vittime di genocidio e persecuzione dal 1948. 13.000 bambini morti di bombe e fame. Avevamo giurato di non ripetere”. Un modo per strappare le tragedie di ieri alla memoria selettiva, all’imbalsamazione e alla strumentalizzazione, e rimetterle in una prospettiva storica che serva a interrogare la nostra postura di fronte agli stermini di oggi. Nonostante le modalità assolutamente rispettose (le pietre d’inciampo originali non sono state toccate), tanto è bastato per scatenare la canea mediatica e politica filoisraeliana o volutamente ambigua.
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Domenica pomeriggio, come era stato deciso collettivamente in precedenza, l’assemblea pubblica in solidarietà con la Palestina che si è trovata in Piazza Adriano a Bolzano si è trasformata in un accampamento (esperienza inedita in città), dopo aver superato un primo momento di tensione con le forze dell’ordine. Appena attaccati alcuni striscioni e aperto un gazebo, i partecipanti sono stati circondati da diverse pattuglie e da personale della Digos che aggressivamente pretendevano di identificare tutti e che si smontasse il presidio; la fermezza dei presenti che hanno opposto un rifiuto e hanno proseguito montando le tende li ha però convinti a desistere.
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Dopo il corteo della settimana precedente, nel pomeriggio di domenica 12 maggio una nuova manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese, partecipata da circa 200 solidali di varia provenienza, ha attraversato le strade del centro di Bolzano, in un susseguirsi di cori e interventi. Per quanto la manifestazione si annunciasse del tutto pacifica, la Questura ha confermato l’approccio degli ultimi mesi e – verosimilmente consigliata tra l’altro dall’estendersi anche in Italia delle occupazioni in solidarietà con la Palestina, dall’accampamento nato in Piazza Dante a Trento al termine del corteo del giorno precedente e dalla sortita all’interno della stazione ferroviaria del corteo dello scorso sabato a Bolzano – ha pensato bene di blindare l’università con uno sproporzionato schieramento di reparti mobili. Un motivo in più per partecipare all’assemblea pubblica di questo venerdì (alle 17.00 sopra il Pippo) e confrontarsi su come contribuire anche da Bolzano all’estendersi di un movimento che si spera continui a crescere sia quantitativamente che nell’incisività delle iniziative messe in campo.
Nel pomeriggio di sabato 4 maggio, un corteo di circa 200 persone, chiamato dall’assemblea cittadina in solidarietà con il popolo palestinese, ha attraversato, per l’ennesima volta in questi mesi, le strade di Bolzano. Come nelle altre occasioni, una discreta presenza di giovani e giovanissimi, oltre a diversi palestinesi e membri di altre comunità arabe.
Per venerdì 26 marzo alle 17.00, l’assemblea bolzanina in solidarietà con il popolo palestinese ha organizzato un presidio fuori dalla sede di FlyingBasket, in Via Enrico Fermi 29 a Bolzano. Il motivo – già denunciato lo scorso febbraio nel corso di una manifestazione contro la vicina Iveco – è che la scorsa estate (dopo che avevano già collaborato in passato) il 10% delle quote della startup sudtirolese, che progetta e produce droni da trasporto, è stato acquisito da Leonardo, la maggiore industria bellica italiana e fra le più importanti a livello internazionale.
Continua la lettura di Il dito e la luna. Sulla coda di paglia di FlyingBasket
Nei giorni scorsi, a due compagni bolzanini è stato consegnato un «avviso orale» da parte del Questore, «affinché mantenga[no] una condotta conforme alla legge». Se di per sé il provvedimento non comporta alcuna restrizione, si tratta, per esplicito annuncio degli stessi questurini, dell’anticamera di una richiesta di «sorveglianza speciale». Per quanto l’avviso orale sia una misura in sé risibile – soprattutto se paragonata ai colpi che si abbattono su molte altre compagne e compagni –, essendo un inedito in città ci sembra sensato parlarne, sia in relazione alla mobilitazione in solidarietà con la Palestina degli ultimi mesi, sia in vista delle richieste di sorveglianza speciale che potrebbero arrivare – e di un’auspicabile mobilitazione in risposta.
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