Archivi categoria: Succede a Bolzano

Rischi del mestiere

Mercoledì pomeriggio, a quanto riporta l’Alto Adige, a Merano un controllore della Sasa ha preso due sberle da due adolescenti dopo aver chiesto a uno di loro di esibire il biglietto. Riportiamo un passo dell’articolo perché merita:

I due si scagliano sul dipendente della Sasa, che nella fattispecie è un pubblico ufficiale. Sono attimi concitati, le persone in attesa e quelle in transito strabuzzano gli occhi. Alcuni bambini che attendono il cono alla gelateria piangono dallo spavento. Involontari spettatori esterrefatti assistono all’episodio che si consuma sotto i loro occhi. Parte la chiamata per richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Di sicuro da parte dell’autista che ha assistito alla scena, ma anche di altre persone presenti pronte a reagire al bailamme. In un attimo sul posto piombano gli agenti della polizia locale. Vengono insultati dai giovani. Riportare la calma è complicato. I due ragazzi vengono condotti al comando e identificati. Il controllore, impallidito, nel “quarantotto” è quello che ha la peggio. Dieci giorni di prognosi per guarire dalle contusioni riportate. Il caso di mercoledì pomeriggio allunga la serie di aggressioni nei confronti di coloro che sono incaricati di far rispettare le regole di viaggio, prima di tutto verificando il possesso dei biglietti. La posizione dei due giovani autori dell’aggressione avrà strascichi giudiziari: per loro possono profilarsi varie denunce, dalla violenza o minaccia a un pubblico ufficiale al reato di interruzione del servizio pubblico.

Al di là di come possano realmente essersi svolti i fatti in questa e in altre occasioni, non possiamo fare a meno di pensare che il fatto che un controllore debba avere paura nello svolgere con zelo il suo lavoro di merda è sempre una buona notizia. Specialmente in tempi come questi.

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Un continuo

Mentre in consiglio comunale va in scena il teatrino sul Daspo urbano da calibrare in modo che non dispiaccia né all’opposizione di destra né ai Verdi, in città e nella realtà che la circonda il copione è sempre lo stesso. Così l’Alto Adige di ieri:

È un continuo a cui probabilmente ci si dovrà abituare, anche se per le forze dell’ordine è tutt’altro che un’operazione semplice da gestire, niente routine, perché non si sa mai chi ti trovi davanti, in che condizioni, come reagiranno all’intimazione di sgombero. Insomma, si rischia. Stiamo parlando degli sgomberi di accampamenti abusivi sotto ai ponti (e non solo), nella nostra città. Se ne sono effettuati tre pure ieri mattina: sgomberati ponte Langer, ponte Giallo al Talvera e ponte Roma. Sotto quest’ultimo si sono rinvenuti anche tre profughi richiedenti asilo. E non è finita: nelle prossime settimane verrà effettuata la bonifica di tutte le rive dell’Isarco nel tratto cittadino. Ieri mattina l’azione è stata congiunta. Non solo i vigili urbani e gli operai della Seab per lo sgombero fisico delle masserizie e dei rifiuti [cioè degli effetti personali degli sgomberati], ma a dare una mano sono stati anche gli agenti della questura, per identificare eventuali senzatetto e per tenere sotto controllo la situazione nel caso in cui gli animi si fossero dovuti surriscaldare.

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Occhi vigili

Qualche giorno fa la stampa locale riportava la notizia, peraltro già annunciata da qualche mese, della prossima installazione di 160 nuove telecamere in città. 30 di queste dovrebbero essere installate entro l’anno, e si tratta di quelle il cui acquisto, per la modica cifra di 450 mila euro, era già stato pubblicizzato qualche mese fa. Nel corso del 2020 dovrebbero arrivarne altre 130 (!), portando il totale a ben oltre 200 e rendendo Bolzano la città più controllata d’Italia, considerando superficie e popolazione. Altri fondi sono stati stanziati per il sistema di “stoccaggio” delle registrazioni. I luoghi nei quali installarle sarebbero stati scelti in parte in base alle valutazioni delle autorità e in parte in base alle richieste dei cittadini. Nel frattempo, 45 mila euro erano arrivati da Roma per installarne altre, “antispaccio”, vicino alle scuole, nell’ambito dell’operazione “Scuole sicure” di Salvini, suscitando la delusione del sindaco Caramaschi: “45 mila euro sono poca cosa. Noi abbiamo già speso un milione di euro per l’installazione di 120 telecamere”. La tendenza ovviamente è la stessa in tutta la provincia, compresi i centri più piccoli.

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Pro vita

Lo scorso sabato si è concluso, con una grottesca cerimonia pomeridiana in piazza della Mostra, il Pro Life Tour 2019: per tre settimane un gruppo di giovani e meno giovani fondamentalisti cattolici – il cui referente locale è quel Bewegung für das Leben che regolarmente organizza lugubri preghiere contro l’aborto fuori dagli ospedali di Bolzano e Merano – ha scarpinato dalla Germania fino a Bolzano attraversando l’Austria per testimoniare la propria contrarietà a quello che considerano un crimine: la libertà delle donne di decidere sul proprio corpo. La loro presenza in città – bambini e adolescenti vestiti di bianco che ballano, messaggi vaghi – è stata resa un po’ meno ambigua e un po’ più chiara da un gruppo di compagne e altri nemici del patriarcato con un volantinaggio e interventi al megafono. A protezione degli antiabortisti dal contropresidio, annunciato, un consistente e un po’ ridicolo spiegamento di sbirri con tanto di blindati e caschi in testa. Di seguito riportiamo il testo del volantino distribuito:

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Blocco in largo Kolping a Bolzano in solidarietà con Anna, Silvia e gli altri in sciopero della fame

Apprendiamo dai media locali che nel pomeriggio di oggi giovedì 13 giugno in largo Kolping a Bolzano due ignoti “incappucciati” hanno bloccato il traffico, e in particolare gli autobus diretti in stazione, con una catena e uno striscione in solidarietà con Anna e Silvia, le due compagne anarchiche detenute nella sezione AS2 del carcere dell’Aquila in sciopero della fame dal 29 maggio per ottenere il trasferimento e la chiusura della sezione, e gli altri compagni che si sono uniti alla loro lotta nelle scorse settimane. Sempre secondo i media, diversi autobus sono rimasti bloccati. Qualcuno ha allertato le forze dell’ordine che sono giunte sul posto. A proposito della lotta di Anna e Silvia e degli altri compagni, riportiamo di seguito il testo di un volantino distribuito a Bolzano venerdì scorso, quando cartelli in solidarietà con le compagne e i compagni sono stati lasciati nei pressi del tribunale e del tribunale di sorveglianza, e attacchinato e letto al megafono durante il piccolo corteo contro razzismo di stato e repressione di sabato.

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Non c’entra la politica

“Qui non c’entra la politica”, spiega Francesco Bragadin, insegnante, sulla manifestazione studentesca di ieri mattina “Basta violenza”, organizzata dopo la notizia dello stupro di una 15enne, aggredita lungo la ciclabile dietro lo stadio Druso da due persone descritte come di pelle scura. Già consigliere di circoscrizione, Bragadin è transitato per AN, PDL, La Destra e Fratelli d’Italia; più di recente sembra essersi avvicinato a CasaPound: condivide su facebook i loro contenuti, partecipa a più di una serata alla Rockaforte, la sede del movimento in via Cesare Battisti, anche come relatore (è quello al centro nella foto) e scrive sull’organo di CasaPound Bolzano “La Vedetta d’Italia”. Promossa da un fantomatico “Comitato degli studenti per la sicurezza” e presentata come politicamente neutra, la manifestazione è stata organizzata e guidata, assieme a Bragadin, da due militanti di Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound). Mentre ai microfoni le richieste si mantengono generiche (“più sicurezza”), i due militanti, con tanto di bandiera tricolore, chiedono agli altri studenti di tenere alti cartelli con le scritte “accoglienza è stupro”, “migrante arrogante pericolo costante”, “porti chiusi parchi aperti” e perfino uno “stranieri nelle piazze, stupratori alle stazioni, li vogliono i compagni, li pagano i padroni”, ricalcante un coro dedicato ai loro camerati stragisti a libro paga. Tant’è che, stando all’Alto Adige,

molti studenti che, ieri mattina, erano arrivati in piazza Vittoria per prendere parte al corteo […] non hanno affatto gradito il tono di alcuni slogan e il “taglio” politico dato alla manifestazione. Alcuni di loro hanno deciso di non partecipare, altri lo hanno fatto, ma storcendo il naso e dissociandosi subito da certe esternazioni. “Avevamo aderito volentieri – spiega Lorenzo Campaner, rappresentante del liceo scientifico Torricelli – ma poi abbiamo capito che la manifestazione era politicizzata da CasaPound e che i ragazzi erano stati strumentalizzati. Eravamo lì per esprimere solidarietà ad una studentessa, ad una nostra coetanea vittima di una violenza, invece, ci siamo trovati slogan cartelli con scritte dal contenuto razzista che non condividiamo affatto. Per questo, ci dissociamo dal corteo”.

Reazione popolare

Martedì 7 maggio i giornali riportano la notizia dello stupro di una 15enne, aggredita lungo la ciclabile dietro lo stadio Druso da due persone descritte come di pelle scura. Nell’immaginabile sciacallaggio generalizzato si distingue subito il Partito Democratico locale, che sulla sua pagina facebook scrive:

Il ministro dell’interno aveva promesso più sicurezza, purtroppo non ha mantenuto le promesse e ci troviamo a dover commentare questo terribile fatto. Il ministro aumenti la polizia e i carabinieri nei luoghi sensibili come chiediamo da anni!

Mentre si rastrellano giovani stranieri da condurre in questura per il prelievo del dna e si schedano tutti gli ospiti delle strutture di accoglienza, Forza Nuova chiama per il lunedì successivo una “reazione popolare [!] per liberare Bolzano”, “contro stupri e invasione”, in piazza Stazione dalle 21.00. Ad attenderli all’appuntamento, nel parco disseminato di blindati, Digos e qualche giornalista, una trentina di compagne e compagni. Si espone uno striscione (“Ma quale reazione popolare. Forza Nuova promuove ronde razziste sulla pelle delle donne”) e si distribuisce un testo sulla grande assente delle reazioni allo stupro: la violenza strutturale, diffusa del patriarcato – del quale i soldatini di Fiore sono fieri difensori – e della cultura dello stupro che si porta dentro. Dei fascisti nessuna traccia. In tarda serata scrivono sulla loro pagina facebook che il presidio è spostato al giovedì “per motivi personali ed organizzativi”. Stavolta si presentano, protetti da un bel po’ di sbirri. Una decina: i candidati alle europee nonché unici militanti bolzanini Michele Olivotto e Caterina Foti, il dirigente nazionale Luca Castellini, noto per le sue simpatie naziste, e qualche altro sgherro presumibilmente veronese. Finita la sceneggiata, si allontanano scortati dalla polizia. Dall’altra parte, stessa accoglienza di tre sere prima, con cori e interventi al megafono (qui sotto il testo del volantino distribuito). La mattina seguente si svolge una manifestazione studentesca “contro la violenza”, con generiche richieste di “più sicurezza”. Presentata come politicamente neutra, la manifestazione è organizzata e guidata da due militanti di Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound), che, con tanto di bandiera tricolore, chiedono agli altri studenti di tenere alti cartelli con le scritte “porti chiusi parchi aperti” e “migrante arrogante pericolo costante”.

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Verde brillante

Per la mattina di sabato 4 maggio è annunciato un banchetto della Lega in corso Libertà. Raccolta firme per una proposta di legge: “Galera e castrazione chimica per pedofili e stupratori”. Presenti, oltre a una manciata di giovani non più padani e a un altro paio di militanti, il candidato alle europee Matteo Gazzini, i consiglieri comunali Pancheri – quello che aveva parlato di “associazioni dei finocchi” – e Nevola – particolarmente attivo nei movimenti antiabortisti e per la “famiglia tradizionale” – e l’onorevole Maturi. Assente invece Kevin Masocco, il giovane consigliere comunale balzato agli onori della cronaca un paio di mesi fa per l’audio nel quale invitava un amico in discoteca perché “c’è una dj figa da violentare”. Dopo aver inizialmente sostenuto che la voce non fosse la sua, aveva ammesso e si era dimesso. Meno di tre mesi e lo si vede di nuovo alla riunione della sezione bolzanina al solito bar Seltz, nelle foto pubblicate dagli stessi leghisti. Fin dall’arrivo dei leghisti, a loro difesa – soprattutto dell’onorevole – è presente un certo numero di sbirri in divisa e di Digos. Una dozzina di compagne e compagni espone uno striscione (“Ma quale castrazione. La cultura dello stupro siete voi. Distruggiamo il patriarcato”) e distribuisce e legge al megafono un testo sull’ipocrisia di chi fa campagna elettorale sul corpo delle donne e contemporaneamente attacca le loro libertà e difende il sistema patriarcale e la cultura dello stupro che si porta dentro. Nell’andarsene, qualcuno ravviva un po’ lo stile dell’onorevole e degli altri leghisti presenti con un lancio di glitter (merita il titolo scelto da RTTR per il suo piagnisteo: “Anarchici fanno ‘brillare’ il deputato Maturi”). Particolarmente infame in quest’occasione Nevola che – ripreso dall’Alto Adige che dà senz’altro per buona la sua versione – si inventa spintoni e minacce. Sia lui che Maturi, ovviamente, accusano compagne e compagni di difendere pedofili e stupratori. Di seguito il testo del volantino distribuito:

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