Il 2 giugno a Bolzano manifestazione antimilitarista per la Palestina

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Una Repubblica complice di un genocidio?

A molti di noi piace chiedersi: “Cosa farei se fossi vivo durante la schiavitù? O nel Sud di Jim Crow? O dell’apartheid? Cosa farei se il mio Paese stesse commettendo un genocidio?”. La risposta è che lo state già facendo. Proprio adesso.
Aaron Bushnell, aviere americano immolatosi di fronte all’ambasciata israeliana a Washington

Da oltre 7 mesi lo Stato israeliano – con il sostegno politico, militare ed economico delle democrazie occidentali – sta mettendo in atto il genocidio del popolo palestinese a Gaza e Cisgiordania. In questo periodo di tempo una violenza totale è stata scatenata nei confronti dei palestinesi: massacrati, sfollati, saccheggiati, rastrellati, arrestati e torturati. La Striscia è stata trasformata in un territorio inadatto alla vita: le città sono cumuli di macerie, gli ospedali sono distrutti e gli ordigni inesplosi sono ovunque. Anche la gestione degli “aiuti umanitari” è funzionale allo sterminio: ai valichi di confine migliaia di camion carichi di viveri e beni essenziali sono lasciati da settimane sotto il sole a marcire mentre gruppi di coloni suprematisti si organizzano per distruggerli. In diversi casi l’esercito israeliano ha bombardato palestinesi mentre erano ammassati per la distribuzione dei pasti.

Sulla base di dati elaborati da software di intelligenza artificiale sono almeno 30.000 le tonnellate di esplosivo sganciate dai droni e cacciabombardieri israeliani sulla popolazione, costretta a fuggire da un estremo all’altro di un grande lager da cui è impossibile evadere. Si tratta del primo genocidio automatizzato della storia; un orrore senza fine reso possibile dalla disumanizzazione del popolo palestinese e dal depistaggio cognitivo operato dai principali giornalisti e politici, israeliani e occidentali, abili nel rovesciare le responsabilità e nel riscrivere la realtà in funzione degli interessi dominanti. L’apparato propagandistico che sta legittimando apertamente lo spaventoso genocidio in corso ha il compito – attraverso precise censure e distorsioni – di condizionare la popolazione impedendole di vivere come orrore l’indicibile in corso a Gaza permettendo così che esso diventi poco più di un rumore di fondo della nostra quotidianità, digeribile e in fondo accettabile per i cittadini di ogni orientamento politico.

Nonostante la repressione poliziesca e sistematici tentativi di sabotaggio dei media legati agli apparati di potere, sta crescendo un grande movimento internazionale solidale con il popolo palestinese che di fatto sta impedendo la normalizzazione dello sterminio. Dagli Stati Uniti all’Europa, al resto del mondo, gli studenti stanno denunciando e chiedendo la cancellazione di ogni cooperazione scientifica dei rispettivi atenei con quelli israeliani, spesso finalizzata a progetti di interesse militare. Anche a Bolzano le manifestazioni di solidarietà che si sono susseguite settimanalmente hanno denunciato le complicità con lo Stato dell’apartheid che esistono in città: da McDonald’s a banche come Unicredit e Deutsche Bank, dallo stabilimento industriale-militare Iveco Defence Vehicles al colosso degli armamenti Leonardo, che detiene il 10% delle azioni di Flying Basket, una start-up sudtirolese che produce droni.

Difendere la lotta dei palestinesi e il loro diritto alla resistenza contro la potenza occupante significa difendere noi stessi e le ragioni degli oppressi di tutto il mondo. Dal genocidio in corso a Gaza e Cisgiordania alla guerra fra NATO e Russia in Ucraina è sempre più urgente mobilitarsi contro la deriva verso la Terza guerra mondiale in cui i governi ci stanno trascinando. Mentre la spesa militare è da anni in continuo aumento, la spesa per istruzione e sanità viene tagliata. Mentre Ursula Von der Leyen invoca un drastico aumento della produzione di armi e munizioni per i prossimi cinque anni, la possibilità di uno scontro armato diretto contro la Russia inizia a farsi strada nel discorso pubblico. Allo stesso tempo in tutta Europa la guerra al dissenso interno è iniziata da tempo con la criminalizzazione di ogni forma di pensiero antimilitarista, pacifista o in qualche modo solidale con il popolo palestinese. Nel caso di Seif Bensouibat, rifugiato algerino, è bastato esprimere un pensiero favorevole alla resistenza palestinese su una chat privata per essere perquisito, licenziato, vedersi ritirare il permesso di soggiorno ed essere internato nel CPR di Ponte Galeria, a Roma. A Berlino invece la polizia ha interrotto e cancellato un convegno solidale con il popolo palestinese. La guerra è anche qui.

Contro una Repubblica fondata sulla guerra! Contro una Repubblica alleata di Israele! Contro una Repubblica fondata sullo sfruttamento! Ora e ovunque resistenza! (Giovani Palestinesi d’Italia)

Assemblea solidale con il popolo palestinese – Bolzano
freepalestinebz@inventati.org – Telegram “Free Palestine BZ”