Dalla Palestina a Bolzano, sempre contro i lager di Stato
Mentre sotto i nostri occhi nella Palestina occupata si compie un genocidio con la complicità diretta degli Stati e dell’industria bellica occidentali – e dell’esercito italiano –, la guerra mondiale in cui ci stanno trascinando e i cui fronti si moltiplicano non può che riflettersi anche all’interno dei confini italiani in un clima repressivo che uno Stato in guerra rende ogni giorno più feroce.
Dopo la manifestazione antimilitarista del 4 novembre e nei giorni in cui finalmente anche in Italia qualcosa si muove contro la logistica di guerra, questo sabato (11 novembre) torniamo in piazza anche a Bolzano in solidarietà con il popolo palestinese. Ritrovo alle 10.30 all’angolo fra Via Cassa di Risparmio e Via Museo e poi corteo per le vie del centro (che il 4 novembre la Questura avrebbe voluto impedire). Di seguito il testo del volantino che è stato distribuito lo scorso sabato:
Dalla Palestina a Bolzano, contro i lager di Stato
Anche in Sudtirolo sembra concretizzarsi l’apertura di un CPR, un luogo di detenzione dove persone “colpevoli” unicamente di non avere i documenti in regola potranno essere rinchiuse fino a 18 mesi in attesa di essere deportate nel paese d’origine. Se il governo Meloni intende aprirne di nuovi, la storia di questi lager della democrazia risale al 1998, quando furono creati dal centrosinistra. Gabbie nelle quali condizioni igieniche e sanitarie intollerabili si sommano a pestaggi e torture e non si contano le morti, i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo. Un ingranaggio del sistema di selezione (la cosiddetta «accoglienza») delle persone che le devastazioni prodotte dal capitale in tutto il mondo hanno costretto a mettersi in viaggio: sfruttamento per le più docili, repressione per le altre. Una logica che sempre più si estende all’intera società: per questo l’esistenza di questi luoghi è un monito esplicito per alcune/i ma anche una minaccia per la libertà di tutte/i; per questo il coraggio delle persone recluse che letteralmente distruggendoli ne hanno a più riprese provocato la chiusura è un esempio per tutte/i.
Nel “decreto siccità” approvato lo scorso maggio è stata inserita una norma che sdogana i nuovi OGM (in Italia chiamati eufemisticamente “tecniche di evoluzione assistita”), permettendone la sperimentazione in campo aperto. La Commissione europea si muove nella stessa direzione. Di fronte al degrado ambientale che esse stesse hanno provocato, le tecnoscienze e l’industria continuano a pretendere di fornire false soluzioni che preparano nuovi disastri.
Questa domenica (22 ottobre, sempre dalle 10.30 all’incrocio fra Via Cassa di Risparmio e Via Museo) torniamo in piazza anche a Bolzano in solidarietà con il popolo palestinese e contro la guerra. Di seguito il testo della chiamata:
Condividiamo la chiamata ad una prima manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese che si terrà questo sabato (14 ottobre) a Bolzano, dalle 10.30 all’incrocio fra Via Cassa di Risparmio e Via Museo (angolo Museo Archeologico):
L’annunciata apertura di un CPR anche in Sudtirolo questa volta sembra concretizzarsi. Qui come a livello nazionale osservando giornali e tv sembra di trovarsi di fronte a una misura inedita del governo Meloni; la memoria di oltre due decenni di storia di queste strutture di detenzione in Italia appare scarsa o nulla.
Non lasciamo soli i detenuti del carcere di Bolzano
Sabato 17 giugno dalle 17.00 sotto le mura (lato Talvera) Presidio solidale con musica e microfono aperto
Mentre le condizioni nella fatiscente struttura di Via Dante sono sempre più insostenibili, e d’altra parte sappiamo che un nuovo carcere significherebbe solo più isolamento e controllo, la Provincia, su richiesta di Questura e Commissariato del Governo, erige una grottesca recinzione sul prato antistante le mura, che dichiaratamente dovrebbe inserirsi in una «strategia di contrasto all’universo anarchico dopo le prime offensive contro il 41 bis», per ostacolare iniziative solidali con i detenuti.
“Una repubblica fondata sulla guerra? Disertiamo!”: venerdì 2 giugno manifestazione antimilitarista a Bolzano, appuntamento alle 10.00 in Piazza Domenicani. Di seguito il testo della chiamata.
Dietro la cortina fumogena di un dibattito sterile tra le opportunità che l’intelligenza artificiale offrirebbe e il rischio che si possa rivoltare contro l’umanità, le tecnologie digitali – e più in generale le cosiddette tecnologie convergenti – stanno già, e sempre più velocemente, fornendo agli stati e al capitale i mezzi tecnici per mettere le mani sulle menti e sui corpi con una pervasività senza precedenti. Mettersi di traverso difendendo l’imprevedibile è ogni giorno più urgente.
Nelle scorse settimane fra l’Alto Adige (Val Pusteria) e le Dolomiti bellunesi si è svolta l’ennesima esercitazione militare, che ha visto truppe italiane, francesi e statunitensi addestrarsi “al combattimento in montagna e aree caratterizzate da climi rigidi” (“come in un film d’azione”, titola l’Alto Adige). Solo pochi mesi fa si era svolta un’esercitazione analoga, a margine della quale in un convegno a Bolzano si era presentato lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico come “un’opportunità” per le rotte commerciali e per l’accaparramento di materie prime, e un fattore di nuova centralità strategico-militare dell’area, alla quale prepararsi. Fra i partecipanti, l’amministratore delegato della bolzanina Iveco, in odore di nuove commesse. Se il presidio antimilitarista di giovedì e la critical mass promossa sabato dall’Assemblea cittadina contro le guerre e per il disarmo sono stati un’occasione, anche, per sottolineare cosa significhi vivere in uno stato in guerra e quanto sia urgente sabotarlo, la seconda parte del testo che segue prova ad allargare lo sguardo sulla faccia più in ombra della guerra che avanza, a partire da Bolzano.
“Sulle Dolomiti si prepara la guerra di domani”: giovedì 16 marzo presidio antimilitarista a Bolzano, dalle 12.00 all’incrocio Via Cassa di Risparmio-Via Museo, dalle 13.00 in Piazza Università. Di seguito il testo della chiamata.
“La lotta di Alfredo Cospito ci riporta a parlare di carcere. Lo faremo anche guardando al passato: rivolte, voci, conquiste e sconfitte che si sono susseguite nelle carceri italiane negli anni Settanta. Un racconto di come, con determinazione, una parte della popolazione carceraria abbia spezzato le catene dell’immobilismo e della rassegnazione e abbia deciso di prendere in mano la propria sorte. Guardiamo alla storia per leggere il presente.
Di seguito il testo di un intervento al corteo no tav contro la circonvallazione ferroviaria di Trento di sabato 17 dicembre (l’immagine è della manifestazione dello scorso aprile).
Volevo provare ad allargare lo sguardo verso un tema che in realtà è strettamente intrecciato con le grandi opere e più in generale con nocività e devastazioni ambientali: la digitalizzazione – e la cosiddetta transizione ecologica, che sempre più vengono presentate come una cosa sola.
Il testo che segue non è altro che un “montaggio” degli appunti presi leggendo due saggi usciti nell’ultimo anno, Né intelligente né artificiale. Il lato oscuro dell’IA di Kate Crawford (il Mulino) e Inferno digitale. Perché internet, smartphone e social network stanno distruggendo il nostro pianeta di Guillaume Pitron, già autore de La guerra dei metalli rari. Il lato oscuro della transizione energetica e digitale (entrambi per Luiss). Un approfondimento di alcuni aspetti già tratteggiati nell’opuscolo Il mondo a distanza; forse può essere di qualche utilità per avere qualche coordinata più precisa sull’impatto materiale del mondo digitale. Qui il pdf per una lettura più agevole o per la stampa.
Nel primo pomeriggio di oggi (mercoledì 23 novembre) si è tenuto un presidio nel centro di Bolzano in solidarietà con Alfredo in sciopero della fame da oltre un mese contro il 41 bis applicatogli e l’ergastolo ostativo, e con gli altri compagni che si sono uniti alla sua lotta. Interventi, letture, esposizione di una mostra sul 41 bis e volantinaggio; subito dopo ci si è spostati sotto le mura del carcere per un saluto solidale ai detenuti. Di seguito il testo distribuito.
È poco, ma è qualcosa: le consuete celebrazioni del 4 novembre a Bolzano – particolarmente odiose per gran parte della popolazione, ricordando l’annessione del Sudtirolo da parte dell’Italia – non si sono svolte del tutto indisturbate. Bloccato dalla Digos il tentativo di alcuni antimilitaristi di srotolare uno striscione (“La pace non si fa con gli eserciti”) durante l’alzabandiera e la consegna delle onorificenze, la prontezza di spirito di qualcuno dei presenti, che ha imbrattato con colore rosso uno dei mezzi militari presenti in piazza, ha fatto sì che venisse comunque data una piccola dimostrazione di ciò di cui c’è più bisogno in tempi di guerra: disprezzo per tutte le Forze armate e per tutte le Unità nazionali; l’esatto contrario di quanto auspicato dai presenti alla cerimonia (“In questo momento l’Italia dovrebbe dimostrare di essere unita e vicina alle forze armate e alle forze dell’ordine”). Nel pomeriggio, il presidio chiamato dall’assemblea antimilitarista nella vicina Piazza del Grano è stato occasione per ricordare il ruolo dell’esercito italiano a difesa degli interessi del capitalismo nostrano e occidentale in mezzo mondo, la presenza in città dell’Iveco Defence Vehicles e il dovere di non lasciarla lavorare in pace, la solidarietà con disertori e profughi di tutte le guerre, la necessità di rompere il fronte interno e sabotare l’unità nazionale. È stato ricordato che alla guerra “esterna” corrisponde quella contro il nemico interno, lo sciopero della fame di Alfredo e degli altri contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, la necessità vitale per tutti di sostenere questa lotta.
"Costruire è facile, distruggere al contrario molto difficile" (Günther Anders)