Non c’entra la politica

“Qui non c’entra la politica”, spiega Francesco Bragadin, insegnante, sulla manifestazione studentesca di ieri mattina “Basta violenza”, organizzata dopo la notizia dello stupro di una 15enne, aggredita lungo la ciclabile dietro lo stadio Druso da due persone descritte come di pelle scura. Già consigliere di circoscrizione, Bragadin è transitato per AN, PDL, La Destra e Fratelli d’Italia; più di recente sembra essersi avvicinato a CasaPound: condivide su facebook i loro contenuti, partecipa a più di una serata alla Rockaforte, la sede del movimento in via Cesare Battisti, anche come relatore (è quello al centro nella foto) e scrive sull’organo di CasaPound Bolzano “La Vedetta d’Italia”. Promossa da un fantomatico “Comitato degli studenti per la sicurezza” e presentata come politicamente neutra, la manifestazione è stata organizzata e guidata, assieme a Bragadin, da due militanti di Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound). Mentre ai microfoni le richieste si mantengono generiche (“più sicurezza”), i due militanti, con tanto di bandiera tricolore, chiedono agli altri studenti di tenere alti cartelli con le scritte “accoglienza è stupro”, “migrante arrogante pericolo costante”, “porti chiusi parchi aperti” e perfino uno “stranieri nelle piazze, stupratori alle stazioni, li vogliono i compagni, li pagano i padroni”, ricalcante un coro dedicato ai loro camerati stragisti a libro paga. Tant’è che, stando all’Alto Adige,

molti studenti che, ieri mattina, erano arrivati in piazza Vittoria per prendere parte al corteo […] non hanno affatto gradito il tono di alcuni slogan e il “taglio” politico dato alla manifestazione. Alcuni di loro hanno deciso di non partecipare, altri lo hanno fatto, ma storcendo il naso e dissociandosi subito da certe esternazioni. “Avevamo aderito volentieri – spiega Lorenzo Campaner, rappresentante del liceo scientifico Torricelli – ma poi abbiamo capito che la manifestazione era politicizzata da CasaPound e che i ragazzi erano stati strumentalizzati. Eravamo lì per esprimere solidarietà ad una studentessa, ad una nostra coetanea vittima di una violenza, invece, ci siamo trovati slogan cartelli con scritte dal contenuto razzista che non condividiamo affatto. Per questo, ci dissociamo dal corteo”.

Reazione popolare

Martedì 7 maggio i giornali riportano la notizia dello stupro di una 15enne, aggredita lungo la ciclabile dietro lo stadio Druso da due persone descritte come di pelle scura. Nell’immaginabile sciacallaggio generalizzato si distingue subito il Partito Democratico locale, che sulla sua pagina facebook scrive:

Il ministro dell’interno aveva promesso più sicurezza, purtroppo non ha mantenuto le promesse e ci troviamo a dover commentare questo terribile fatto. Il ministro aumenti la polizia e i carabinieri nei luoghi sensibili come chiediamo da anni!

Mentre si rastrellano giovani stranieri da condurre in questura per il prelievo del dna e si schedano tutti gli ospiti delle strutture di accoglienza, Forza Nuova chiama per il lunedì successivo una “reazione popolare [!] per liberare Bolzano”, “contro stupri e invasione”, in piazza Stazione dalle 21.00. Ad attenderli all’appuntamento, nel parco disseminato di blindati, Digos e qualche giornalista, una trentina di compagne e compagni. Si espone uno striscione (“Ma quale reazione popolare. Forza Nuova promuove ronde razziste sulla pelle delle donne”) e si distribuisce un testo sulla grande assente delle reazioni allo stupro: la violenza strutturale, diffusa del patriarcato – del quale i soldatini di Fiore sono fieri difensori – e della cultura dello stupro che si porta dentro. Dei fascisti nessuna traccia. In tarda serata scrivono sulla loro pagina facebook che il presidio è spostato al giovedì “per motivi personali ed organizzativi”. Stavolta si presentano, protetti da un bel po’ di sbirri. Una decina: i candidati alle europee nonché unici militanti bolzanini Michele Olivotto e Caterina Foti, il dirigente nazionale Luca Castellini, noto per le sue simpatie naziste, e qualche altro sgherro presumibilmente veronese. Finita la sceneggiata, si allontanano scortati dalla polizia. Dall’altra parte, stessa accoglienza di tre sere prima, con cori e interventi al megafono (qui sotto il testo del volantino distribuito). La mattina seguente si svolge una manifestazione studentesca “contro la violenza”, con generiche richieste di “più sicurezza”. Presentata come politicamente neutra, la manifestazione è organizzata e guidata da due militanti di Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound), che, con tanto di bandiera tricolore, chiedono agli altri studenti di tenere alti cartelli con le scritte “porti chiusi parchi aperti” e “migrante arrogante pericolo costante”.

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Verde brillante

Per la mattina di sabato 4 maggio è annunciato un banchetto della Lega in corso Libertà. Raccolta firme per una proposta di legge: “Galera e castrazione chimica per pedofili e stupratori”. Presenti, oltre a una manciata di giovani non più padani e a un altro paio di militanti, il candidato alle europee Matteo Gazzini, i consiglieri comunali Pancheri – quello che aveva parlato di “associazioni dei finocchi” – e Nevola – particolarmente attivo nei movimenti antiabortisti e per la “famiglia tradizionale” – e l’onorevole Maturi. Assente invece Kevin Masocco, il giovane consigliere comunale balzato agli onori della cronaca un paio di mesi fa per l’audio nel quale invitava un amico in discoteca perché “c’è una dj figa da violentare”. Dopo aver inizialmente sostenuto che la voce non fosse la sua, aveva ammesso e si era dimesso. Meno di tre mesi e lo si vede di nuovo alla riunione della sezione bolzanina al solito bar Seltz, nelle foto pubblicate dagli stessi leghisti. Fin dall’arrivo dei leghisti, a loro difesa – soprattutto dell’onorevole – è presente un certo numero di sbirri in divisa e di Digos. Una dozzina di compagne e compagni espone uno striscione (“Ma quale castrazione. La cultura dello stupro siete voi. Distruggiamo il patriarcato”) e distribuisce e legge al megafono un testo sull’ipocrisia di chi fa campagna elettorale sul corpo delle donne e contemporaneamente attacca le loro libertà e difende il sistema patriarcale e la cultura dello stupro che si porta dentro. Nell’andarsene, qualcuno ravviva un po’ lo stile dell’onorevole e degli altri leghisti presenti con un lancio di glitter (merita il titolo scelto da RTTR per il suo piagnisteo: “Anarchici fanno ‘brillare’ il deputato Maturi”). Particolarmente infame in quest’occasione Nevola che – ripreso dall’Alto Adige che dà senz’altro per buona la sua versione – si inventa spintoni e minacce. Sia lui che Maturi, ovviamente, accusano compagne e compagni di difendere pedofili e stupratori. Di seguito il testo del volantino distribuito:

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"Costruire è facile, distruggere al contrario molto difficile" (Günther Anders)